Haiti cerca di tornare alla normalità. Intervista con un missionario scalabriniano
Dopo il tragico terremoto dello scorso 12 gennaio, Haiti cerca di tornare alla normalità.
Ieri in un clima di festa è stato dato il benvenuto ai passeggeri dell’aereo proveniente
da Miami. Si tratta del primo volo commerciale dopo il sisma. A questa notizia si
aggiunge anche quella della riapertura di diverse scuole, come conferma padre Sergio
Morotti, missionario scalabriniano raggiunto telefonicamente ad Haiti da Federico
Piana:
R. – Direi
che adesso si sta riprendendo un po’ la vita, cominciando, ad esempio, dalla scuola:
noi abbiamo sia la scuola dei seminaristi, sia una scuola elementare. Mentre lo Stato
non ha ancora ricominciato, noi privati cominciamo a riaprire le scuole perché bisogna
continuare a vivere. Non si può soltanto piangere. Adesso il problema grande è quello
dei feriti che sono tanti. Anche noi stiamo cercando di organizzare un ospedale per
lunga degenza. La salute è ancora al primo posto. Si parla di 400-500 mila feriti.
Il secondo aspetto è quello relativo alla fame. Haiti è uno dei Paesi più poveri del
mondo e il terremoto ha rallentato ancora di più la produzione di prodotti. Anche
noi facciamo il pane e lo distribuiamo. Abbiamo anche parecchi aiuti che vengono dall'estero,
anche dall’Italia sono arrivati alcuni container, che stiamo distribuendo.
D.
– Don Morotti un altro grave problema sono le piogge…
R.
– Le piogge porteranno ulteriori problemi per chi vive sotto ripari di plastica, perché
qui non ci sono le tende come quelle che voi avete a L’Aquila. Quando la pioggia è
un po’ forte, questi ripari non difendono quasi per niente perché l’acqua passa e
specialmente i bambini saranno i primi ad essere esposti al rischio di malattie. Stiamo
cercando di portare tende in questi campi, dove sono raccolti tutti coloro che sono
rimasti senza casa. La città è piena di questi campi e con marzo arriveranno le piogge.
Quando arriveranno le piogge pioverà quasi tutti i giorni. (Montaggio a
cura di Maria Brigini)