Non si ferma il vero e proprio stillicidio che sta colpendo la comunità cristiana
della città irachena di Mosul che ha fatto registrare cinque omicidi in sei giorni.
Ed è di oggi il ritrovamento dell’ultima vittima, si tratta Adnan al Dahan, un cristiano
ortodosso di 57 anni rapito una settimana fa. Questa mattina il suo corpo e' stato
ritrovato, con tracce di colpi d'arma da fuoco nel cranio, nel quartiere di Al-Belladiyat
a nord della città. L’uomo era stato rapito davanti al suo negozio di spezie nel quartiere
settentrionale di Al-Habda. Uno dei suoi parenti ha rivelato che il rapimento non
era stato denunciato “perché si è cercato di ottenerne la liberazione in cambio del
pagamento di un riscatto”. Paura e shock sono ora i sentimenti dominanti fra i cristiani
di Mosul, come afferma a Fides un sacerdote caldeo della Chiesa locale che chiede
l’anonimato per motivi di sicurezza. La gente prova un senso di disperazione che costringe
molte famiglie a lasciare l’Iraq, a emigrare con la speranza di salvare i propri figli:
“Mosul è divenuta un cimitero per i cristiani, è terribile”, dice amareggiato il sacerdote.
E’ una scia di sangue che non conosce limiti, e gli assassini avvengono in totale
impunità. Siamo vittime indifese: si legge il terrore negli occhi delle famiglie cristiane
che si chiedono: chi sarà il prossimo?”, afferma ancora il religioso. Alle parole
del sacerdote si unisce la voce disperata del vescovo caldeo della città, mons. Emile
Shimoun Nona: “Questa
serie di uccisioni e rapimenti” spiega mons. Nona “sta
diffondendo la paura nella comunità e sappiamo che già 15 famiglie hanno lasciato
la città verso zone più sicure”. “Abbiamo contattato le autorità locali e quelle centrali
a Baghdad per trovare una via d’uscita a questa drammatica situazione”, ha poi rivelato
il presule. E nonostante tutto mons. Nona prosegue la sua attività pastorale.
Dopo le visite in quattro cittadine nei dintorni di Mosul e nelle parrocchie della
città, anche domani incontrerà il suo gregge: “la
mia speranza è che queste visite aiutino la nostra gente a rafforzare la propria fede
e la fiducia nella chiesa”. Infine si registra l’azione dei Capi delle comunità
cristiane di Mosul che hanno inviato una lettera al governatore della provincia di
Ninive e al capo del Consiglio di Ninive, nella quale hanno espresso la loro preoccupazione
ed hanno chiesto alle autorità governative di proteggere tutti i cittadini. (M.G.)