Costa d'Avorio: scontri dopo l'annullamento delle elezioni a marzo
Disordini e vittime in Costa d’Avorio, dove ieri la polizia ha sparato su centinaia
di manifestanti dell’opposizione al presidente, Laurent Gbagbo. Le proteste sono scoppiate
nel Paese, primo produttore di cacao al mondo, dopo la decisione del capo di Stato
di sciogliere il governo e la commissione elettorale. Il cambio di rotta, che ha annullato
le attese elezioni di marzo, è avvenuto in seguito a una disputa sulla registrazione
dei votanti. Sulla situazione nel Paese africano Stefano Leszczynski ha intervistato
Alessandro Rabbiosi, responsabile dell’Ong Terre des Hommes in Costa d’Avorio:
R. – L’impressione
che abbiamo noi qui sul terreno è comunque di una situazione abbastanza tesa, anche
se visibilmente, perlomeno qui a sud, la situazione è tranquilla. Sono rientrato stamattina
dal nord, dalla regione dello Zanzan, dove ci sono state delle manifestazioni anche
abbastanza calde. Pare, invece, che al centro del Paese, la protesta sia degenerata
in scontri, che hanno causato delle vittime. Questo è quello che sappiamo noi ufficialmente.
Nei giorni a venire arriveranno notizie più precise. D. – I
manifestanti, ovviamente, sono sostenitori dell’opposizione. Cosa rivendicano in piazza? R.
– Per mia esperienza diretta, in altri casi di disordini volevano creare quella che
si chiama “la città morta”, e quindi nei vari nuclei urbani evitare che le persone
si recassero alle loro abituali occupazioni, creando quindi una sorta di città fantasma.
Questo rientra in una strategia di boicottaggio di quello che è il potere in corso.
Le manifestazioni delle ultime ore hanno come motivazione fondamentale lo scioglimento
della commissione elettorale del governo, avvenuto la settimana scorsa. D.
– C’era stata la speranza che si riuscisse a trovare un accordo per una nuova formazione
del governo. Quali sono stati gli ostacoli che lo hanno impedito? R.
– Purtroppo, non abbiamo informazioni precise, si va avanti sempre per “sentito dire”
e secondo valutazioni individuali. A mio parere, il problema di fondo è sempre quello
relativo alla composizione della commissione elettorale. Io penso che i partiti dell’opposizione,
per il momento, non intendano entrare al governo se non ci sono garanzie sulla nuova
commissione elettorale e, viceversa, penso che la presidenza punti invece ad andare
avanti per la sua strada, ritenendo che ci sono state delle frodi. D.
– Il fatto che parte dell’opposizione facesse riferimento anche al movimento, ex movimento
della guerriglia, questo rischia di provocare un’ulteriore escalation? R.
– Il leader della ribellione è il primo ministro che sta cercando di comporre il nuovo
governo. Quindi, penso che, se continua e trova una soluzione, dal punto di vista
delle Force Nouvelle non ci dovrebbero essere problemi. L’ostacolo maggiore è se sarà
un governo di coalizione nazionale per arrivare alle elezioni o se sarà un governo
solo di una parte o di due o un governo tecnico. Allora, le elezioni saranno considerate
legittime o meno? Saranno riconosciute? Questi sono gli interrogativi che si pongono
adesso ed io spero che le parti politiche arrivino ad una soluzione. Eravamo arrivati
molto avanti nel processo di pace, si rischia di tornare indietro di parecchio.