Medici Senza Frontiere denuncia violenze in Bangladesh contro i Rohingya
Oltre 6 mila persone di etnia Rohingya, minoranza musulmana tra le più perseguitate
al mondo, sono arrivate dallo scorso ottobre in un improvvisato campo profughi nel
Bangladesh orientale, riportando testimonianze di abusi subiti da parte delle autorità
bengalesi. Lo ha denunciato ieri l'organizzazione Medici Senza Frontiere (Msf), in
una conferenza stampa a Bangkok, appellandosi al governo di Dhaka affinché ''ponga
fine alle violenze e garantisca una maggiore protezione'' ai Rohingya, e in tal senso
si adoperi l’Alto Commissariato dell’Onu per i rifugiati. ''Le persone che continuano
ad arrivare, 2 mila di loro solo nel mese di gennaio, sono impossibilitate a lavorare
e non ricevono aiuti alimentari”, ha dichiarato Paul Critchley, responsabile della
missione di Msf in Bangladesh, dicendosi estremamente preoccupato. I Rohingya, originari
della Birmania sud-occidentale, subiscono continue discriminazioni in patria, da dove
in decine di migliaia emigrano affidandosi ad imbarcazioni di fortuna. Ma anche quando
arrivano nei Paesi vicini, la loro situazione rimane difficile. Il Bangladesh ha concesso
lo status di rifugiato a 28 mila su 250 mila Rohingya ma le autorità applicano periodici
giri di vite con l'assenso della popolazione, che li considera pericolosi rivali per
i lavori a basso costo. La Thailandia, che proprio ieri ha espulso 200 persone appartenenti
a questa etnia, un anno fa provocò scalpore rispedendo in mare centinaia di Rohingya
intercettati sulle sue coste, dopo averli legati su precarie zattere e si calcola
che almeno in 300 morirono in quelle circostanze. (R.G.)