2010-02-19 15:00:43

Golpe militare in Niger: condanna dell'Unione Africana


E’ arrivata la condanna dell'Unione Africana al colpo di Stato militare avvenuto ieri in Niger. Il presidente della Commissione dell'Ua, Jean Ping, ha "condannato la presa del potere con la forza", chiedendo un "ritorno rapido all'ordine costituzionale". Dopo una giornata di scontri, costata la vita ad almeno 4 persone, il presidente Mamadou Tandja è finito nelle mani dei soldati, che lo avrebbero imprigionato in una caserma fuori Niamey. I militari hanno preso il controllo di tutti i centri del potere e la zona attorno al palazzo presidenziale è al momento circondata da blindati. Un missionario delle Società delle Missioni Africane nella capitale, contattato dall’agenzia Fides, ha riferito che ora “la situazione è calma, le scuole sono aperte e non si notano particolari misure di sicurezza”. Sulla situazione in Niger, Giada Aquilino ha raggiunto telefonicamente a Niamey Paolo Giglio, console onorario per l’Italia nel Paese africano, che vive nella capitale dal 1985:RealAudioMP3

R. – Si sapeva già da qualche tempo che la situazione politica era tesa, anche se non si pensava si arrivasse a tanto. Però, durante un consiglio dei ministri straordinario, quando tutti i ministri erano riuniti alla presidenza, i militari hanno preso il potere.

 
D. – Perché c’è stato questo colpo di Stato?

 
R. – Perché il Paese stava diventando instabile e poi anche perché probabilmente ci sono interessi importanti dietro: petrolio, uranio, minerali.

 
D. – Che Paese è, oggi, il Niger?

 
R. – E’ un Paese di un milione e 200 mila chilometri quadrati, è l’ultimo Paese del mondo nella scala delle Nazioni Unite ed è il Paese più povero al mondo. La popolazione vive con meno di un dollaro al giorno: penso che per la gente, colpo di Stato o non, cambi poco.

 
D. – E’ il quarto colpo di Stato dal 1974 ad oggi …

 
R. – Sì. Ci sono sempre stati colpi di Stato ‘soft’, nel senso che non si parla di colpi di Stato con centinaia di morti; l’Unione Africana ha comunque già condannato il golpe.

 
D. – Che aiuto servirebbe a livello internazionale?

 
R. – Servirebbe di più appoggiare il Paese a livello rurale perché tutti imparino a leggere e scrivere, imparino a guadagnare qualcosa di più e poi magari le cose cambieranno anche alla testa dello Stato.

 
Alla fine dell’anno scorso, il presidente Tandja, al potere da 10 anni, aveva sciolto il Parlamento e la Corte Costituzionale dopo aver ottenuto il prolungamento del suo mandato per altri tre anni, grazie ad un referendum che aveva portato ad una nuova Costituzione. L’opposizione aveva boicottato la consultazione popolare, denunciando un colpo di Stato da parte dello stesso Tandja. Anche la comunità internazionale aveva condannato il provvedimento presidenziale. Per approfondire la realtà sociopolitica del Niger, Giada Aquilino ha intervistato anche Raffaello Zordan, della rivista comboniana Nigrizia:RealAudioMP3

R. – Il Niger, ex-colonia francese, è uno dei tanti Paesi che, pur avendo una Costituzione propria ed essendo autonomo e indipendente è sempre stato all’esterno ostaggio di operazioni di sfruttamento economico e di sottomissione, anche dal punto di vista istituzionale. Dal punto di vista interno, non è mai riuscito ad esprimere un gruppo dirigente che volesse veramente governare il Paese, dando la possibilità a tutti di avere una vita decente. Il Niger, oggi, è uno dei Paesi che ha forti difficoltà economiche: la gente vive in estrema povertà, anche se avrebbe delle potenzialità. Avrebbe la possibilità attraverso le materie prime che possiede – prima di tutto l’uranio – di darsi un assetto economico più stabile di quello che ha.

 
D. – Qual è il ruolo della comunità internazionale?

 
R. – La comunità internazionale fatica ad entrare nel mezzo di queste cose. Teniamo conto che nella Repubblica Democratica del Congo c’è un Contingente molto forte dell’Onu che sta tentando di controllare una situazione anche lì complicata, pure se il processo di democratizzazione si è avviato a partire dal 2004 e ci sono state le elezioni nel 2006. La comunità internazionale sta agendo in altre situazioni e il Niger è un po’ lasciato nell’ombra. Però, una delle partite si gioca all’interno, cioè con il gruppo dirigente e non tanto e non solo con un intervento della comunità internazionale, che può 'tamponare' delle situazioni ma poi è il Paese che deve darsi un assetto.







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