2010-02-19 14:44:28

Dura reazione della Cina all'incontro tra Obama e Dalai Lama


Dura la reazione della Cina all’incontro di ieri alla Casa Bianca tra il presidente statunitense Obama e il Dalai Lama. Pechino, esprimendo la sua insoddisfazione, ha parlato di “violazione delle norme internazionali” ed ha chiesto a Washington di fare un primo passo per ricucire i rapporti “seriamente danneggiati”. Da parte sua, Obama ha espresso forte sostegno per il rispetto dei diritti umani dei tibetani in Cina e per la protezione dell’identità religiosa, culturale e linguistica del Tibet. Il servizio di Elena Molinari:RealAudioMP3

La Cina ha subito reagito affermando di essere fortemente insoddisfatta per l’incontro, che costituirebbe una violazione dell’impegno Usa a non sostenere l’indipendenza del Tibet. Obama, che non aveva incontrato il Dalai Lama in occasione del suo precedente viaggio a Washington proprio per non irritare Pechino, stavolta è andato fino in fondo, anche se con un Protocollo contenuto. Il Dalai Lama non è stato infatti ricevuto nello Studio Ovale, riservato ai capi di Stato e di governo, e il colloquio è stato strettamente chiuso ai reporter. Il leader religioso tibetano, inoltre, ha detto – uscendo dalla Casa Bianca – che il colloquio è stato centrato sulla pace, i valori umani e l’armonia religiosa e non sulla politica. Ma nulla è servito a domare le critiche della Cina e così la lista dei motivi di tensione fra Stati Uniti e Cina continua ad allungarsi: oltre alle numerose dispute commerciali e valutarie, sui diritti umani, i rapporti tra Washington e Pechino sono stati turbati dalla recente decisione americana di vendere a Taiwan armi per sei miliardi e mezzo di dollari.

 
Si allunga dunque la lista dei problemi che caratterizzano il contenzioso tra Cina e Stati Uniti. Un braccio di ferro che rischia di avere forti conseguenze sullo scenario internazionale. Ecco l'opinione di Paolo Mastrolilli, esperto di questioni americane del quotidiano La Stampa, intervistato da Stefano Leszczynski:RealAudioMP3

R. – Gli analisti di politica estera americana ritengono che gli Stati Uniti abbiano un rapporto pragmatico nei confronti della Cina e quindi non si aspettano effetti negativi troppo significativi, perché questo non è negli interessi di nessuno dei due Paesi. Però, naturalmente, ci sono possibilità serie di incomprensione. La prima riguarda l’Iran: la Cina è contraria a nuove sanzioni e potrebbe bloccarle all’Onu; nello stesso tempo, ci sono interessi economici molto forti tra i due Paesi. La Cina è il secondo detentore al mondo dei buoni del tesoro americani: ne ha per circa 800 miliardi di dollari. Se cominciasse a venderli, naturalmente, potrebbe creare una situazione economica difficilmente sostenibile per Washington. Poi ci sono altre questioni come la libertà di espressione su Internet che è stata anche questa al centro della discussione tra i due Paesi, e anche azioni fatte da Pechino contro dissidenti.

 
D. – La Cina ha accusato gli Stati Uniti di non rispettare l’accordo riguardo al sostegno di Washington per l’indipendenza del Tibet …

 
R. – Intanto, il presidente Obama, la Casa Bianca si sono preoccupati di far capire che loro non sostengono l’indipendenza del Tibet; questo era semplicemente un incontro con un leader religioso che si è svolto in una cornice particolare: non – appunto – nello Studio ovale, dove il presidente in genere accoglie gli altri capi di Stato. Esiste una politica degli Stati Uniti di "una sola Cina", che in sostanza si ripete dall’epoca dell’amministrazione Nixon, con la quale Washington si è impegnata a non riconoscere l’indipendenza di Taiwan e, di conseguenza, anche a non riconoscere altri movimenti indipendentisti che potrebbero rompere l’unità del Paese. In questo quadro, dovrebbe rientrare anche l’impegno da parte degli Stati Uniti a non riconoscere l’indipendenza del Tibet. Ma, appunto, il presidente Obama ha tenuto a sottolineare che non era questo il significato dell’incontro con il Dalai Lama.

 
D. – Obama ha dato pieno sostegno alla tutela linguistica, culturale e identitaria del Tibet …

 
R. – Il presidente ha chiarito che sostiene l’attività del Dalai Lama a favore dei diritti umani e della pace e della libertà religiosa; quindi si è fermato un attimo prima di sostenere il movimento indipendentista tibetano. Però, naturalmente, nel richiamare la Cina al rispetto di questi diritti all’interno del proprio territorio, pone una questione fondamentale per Pechino.







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