Rapporto Fao: allarme per i mancati aiuti ad Haiti
Il settore zootecnico è in notevole crescita ma occorrono investimenti in grado di
contribuire ad una più efficace lotta alla povertà e per una maggiore tutela delle
risorse naturali. Sono alcuni punti contenuti nel rapporto Fao 2009: “Lo stato dell’alimentazione
e dell’agricoltura” presentato oggi a Roma. C’era per noi Benedetta Capelli: La
situazione di Haiti preoccupa molto la Fao. E’ l’allarme che il direttore generale
Jacques Diouf ha lanciato durante la presentazione del rapporto sullo stato dell’alimentazione
e dell’agricoltura. Illustrando gli interventi che Fao, Pam e Ifad stanno compiendo
nel Paese caraibico con la distribuzione di aiuti e delle sementi, in vista della
stagione delle semine che è imminente, “Haiti - ha aggiunto - sta affrontando una
grave crisi alimentare e c’è bisogno di aiuti che non stanno arrivando”. “Nell'ambito
dei 70 miliardi di dollari di stanziamenti complessivi sotto l'ombrello delle Nazioni
Unite – ha ammonito Diouf - ce ne sono 23 miliardi promessi per l'agricoltura dei
quali solo l'8% è stato realmente stanziato”. E interventi – rivela il rapporto -
sono richiesti soprattutto nel settore zootecnico che, negli ultimi anni, ha registrato
una crescita “enorme” e “rapida”, grazie all’aumento dei redditi, l’incremento demografico
e l’urbanizzazione. Oltre un miliardo di persone nel mondo però soffre la fame e la
zootecnia può aiutare a migliorare le loro condizioni di vita. Il bestiame infatti
rappresenta il 40 % del valore complessivo della produzione agricola e si prevede
una crescita della stessa produzione, pari al 20%, ancora nei prossimi anni. Un aumento
è stato registrato in Asia e in America Latina. Inevitabilmente – denuncia il rapporto
- restano le differenze tra Paesi in via di sviluppo e quelli più ricchi ma esistono
esempi positivi come evidenzia Henning Steinfeld, capo del settore
analisi e politica in materia di bestiame presso la Fao: “Si
devono cercare di creare dei quadri istituzionali per aiutare i piccoli produttori
a partecipare. Un modello per aiutarli ad avere accesso ai mezzi di produzione e nello
stesso tempo ai mercati - per essere in grado di vendere i loro prodotti - sarebbe
ad esempio quello delle cooperative. Un’altra forma è la produzione contrattuale,
dove magari un grande produttore decide di usare le capacità dei piccoli produttori
per compiere vari passi nella catena di produzione. Si chiama ‘contract farming’ in
inglese. Questi sono due modi che vengono applicati, ad esempio, in Paesi come India,
Bangladesh, Thailandia, Cina, etc., che hanno mostrato che è possibile, anche nel
settore zootecnico, coinvolgere maggiormente i piccoli produttori”.
Dunque
combattere la povertà attraverso maggiori investimenti è possibile ma centrale, in
tal senso, è la creazione di una “robusta governance” in grado di rispondere alla
crescente domanda di prodotti animali e contribuire alla sicurezza alimentare e conseguentemente
alla salute dell’uomo, nel caso del diffondersi di virus e malattie da allevamenti
non controllati. Quindi, ammonisce la Fao, attraverso una “politica appropriata
e sostenibile" la zootecnia potrebbe giocare un ruolo chiave nella mitigazione degli
effetti del surriscaldamento del pianeta e nella riduzione dell'immissione di anidride
carbonica nell’atmosfera.