Libertà religiosa in Algeria: cresce la preoccupazione dei cristiani
Cresce la preoccupazione delle comunità cristiane in Algeria per la libertà religiosa.
Se ne é parlato in un recente convegno che si è svolto ad Algeri alla presenza di
rappresentanti religiosi e politici. Il servizio di Sergio Centofanti.
Al centro
dell’incontro la nuova legge algerina sui culti introdotta nel 2006, secondo la quale
ogni religione diversa dall’islam deva praticare i propri riti in spazi riconosciuti
ufficialmente. Proprio a causa di questa norma nel 2007 è stato arrestato un sacerdote
francese accusato di aver guidato un incontro di preghiera con degli immigrati sub-sahariani.
Il ministro degli Affari religiosi, Bouabdallah Ghlamallah, ha precisato nell’occasione
che l’Algeria “ha sempre garantito alle diverse comunità religiose il libero esercizio
dei loro rispettivi culti, in tutta libertà e serenità, nei luoghi destinati a questo
scopo, conformemente alla legge del 2006”. Precisazione che, tuttavia, non ha tranquillizzato
i rappresentanti cristiani, profondamente scossi anche da un recente attacco nel Paese
contro un tempio protestante, saccheggiato e incendiato. I cristiani – lo ricordiamo
– tra cattolici e protestanti, formano meno dell’1% della popolazione algerina, che
conta oltre il 99% di musulmani. Ma cosa comporta la legge del 2006? Thomas
Chabolle lo ha chiesto all’arcivescovo di Algeri, mons. Ghaleb
Bader, presente al convegno:
R. – Ca, nous… Questa
legge ci rinchiude nelle nostre chiese, detto tra virgolette. Non abbiamo la libertà
di vivere normalmente e di praticare normalmente le nostre celebrazioni. Ben prima
del 2006 esercitavamo il culto senza che ci fosse una legge e senza che fossero commessi
degli abusi da parte della Chiesa. Comunque non vogliamo vivere sotto la minaccia
che se viene sorpreso un gruppo di giovani, che sono usciti e magari si sono fermati
a pregare sotto gli alberi, questo diventi un delitto! Tra l’altro, questa legge del
2006 riguarda anche la costruzione di chiese che può avvenire solo dopo l’autorizzazione
delle autorità algerine. Questo non è di per sé grave, ma poi possono passare anni
senza avere una risposta e questo allora diventa certamente un problema.
All’incontro
ha partecipato anche il pastore Claude Baty, presidente della
Federazione protestante di Francia. Thomas Chabolle gli ha chiesto come viene interpretata
la legge sui culti in Algeria:
R. – La loi 2006… La legge
del 2006 è stata immediatamente interpretata in due modi: insistendo sul fatto che
la libertà di culto è riconosciuta nella legge - e questo non è poco! - oppure sul
suo esatto contrario, insistendo cioè sull’aspetto che è vietato convertire un musulmano:
questa è l’accusa di proselitismo. L’islam è la religione di Stato. Si possono comprendere
bene, quindi, le difficoltà delle altre confessioni non musulmane. Noi ora ci chiediamo
se le buone parole pronunciate durante il convegno diventeranno anche fatti concreti.
Un punto che è chiaramente sottolineato nella legge è che il culto deve essere esercitato
in luoghi identificati, come per esempio un tempio. Al tempo stesso, però, se una
Chiesa cristiana non riesce a farsi riconoscere o se non le viene permessa la costruzione
di un tempio, la legge non potrà farci niente!