Ancora sangue cristiano versato a Mosul, nel nord dell’Iraq. Ieri mattina un commando
armato ha ucciso un giovane universitario e ferito un amico, nel quartiere di Al Tahrir.
L’attacco mirato giunge a breve distanza dal doppio omicidio di due commercianti e
il rapimento di un altro uomo avvenuto il 13 febbraio scorso. La nuova vittima è Zayia
Thomas, studente d’ingegneria, freddato a colpi di pistola in un agguato nel quale
è rimasto ferito anche l’amico Ramsen Shamyael, con il quale si stava recando all’università.
Fonti cristiane a Mosul - riportate da AsiaNews - parlano di “atmosfera di panico
che regna fra i cristiani”, molti dei quali “hanno chiuso i loro negozi e non escono
più di casa”. La gente è barricata dentro le mura della propria abitazione e teme
il ripetersi di simili attacchi. “Molte altre persone – continua la fonte, anonima
per motivi di sicurezza – lasciano la città verso i villaggi della piana di Ninive”.
“Prima delle elezioni – aggiunge un fedele di Mosul – vogliono svuotare la città dai
cristiani”. La comunità, che si sente sempre più sola e abbandonata, denuncia il silenzio
del governo locale e dell’esecutivo centrale, a Baghdad. “È un massacro politicizzato
e ben organizzato” aggiunge la fonte di AsiaNews, che sembra confermare quanto detto
in precedenza da una personalità politica cristiana di alto profilo a Erbil, nel Kurdistan
irakeno. “Anche gli attacchi a Baghdad del recente passato – ha commentato il leader
politico – sono legati al progetto di una zona dove confinare la comunità cristiana”.(R.G.)