Assemblea della Federazione Italiana Esercizi Spirituali: intervista con il cardinale
De Giorgi
Da domani al 20 febbraio si riunisce presso il Carmelo di Sassone (Ciampino – Roma)
la XXIV Assemblea Nazionale della Fies, Federazione Italiana Esercizi Spirituali.
Tratterà il tema “Parola di Dio ed Esercizi Spirituali: dai temi sinodali ai tempi
forti dello Spirito”. Sull’importanza e sul significato degli esercizi spirituali
Rosario Tronnolone ha intervistato il cardinale Salvatore De Giorgi,
presidente della Fies:
R. – Gli
esercizi spirituali costituiscono, come scriveva Pio XI nella “Mens Nostra”, una terapia
ad una delle più grandi malattie del nostro tempo: l’agitazione convulsa, febbrile,
stressante della vita di ogni giorno. Sono un vero ristoro dell’anima e consentono
di rientrare più agevolmente in se stessi e pensare ai problemi vitali della nostra
esistenza: chi siamo, da dove veniamo, dove andiamo, perché viviamo? Quindi una scuola
validissima di educazione umana e di formazione cristiana. D.
– A proposito proprio dell’educazione e della formazione, molti giovani credo non
sappiano neanche esattamente cosa siano gli esercizi spirituali, né tantomeno perché
si praticano... R. – In questi ultimi anni, io ho notato che
l’esperienza degli esercizi si sta facendo strada anche presso i giovani. Anzi nella
Fies è sorta un’associazione, a Torino, chiamata “Il Vento”, che è formata da giovani
che non solo partecipano agli esercizi, ma se ne fanno promotori e animatori. Ai giovani
gli esercizi devono essere presentati come un ritiro simile a quello dei giocatori,
per essere sempre più idonei alla gara da disputare; un esempio che piaceva molto
anche a San Paolo. Si tratta, infatti, di lasciare i luoghi e le occupazioni ordinarie
per incontrarsi con Dio in modo più intimo, più raccolto, più disteso, di quanto debba
essere quello di ogni giorno, fatto in modo che entri nel proprio vissuto personale,
entri nell’oggi della nostra esistenza con tutti i suoi problemi. E questo è possibile
solo sotto l’azione dello Spirito Santo, che è il vero protagonista degli esercizi,
ma anche con la mediazione di una guida spirituale. Gli esercizi devono condurre al
discernimento, ossia alla conoscenza e alla valutazione concreta di ciò che si è di
fronte a Dio e di quello che Dio vuole da noi, alla purificazione del cuore, sempre
più perfetta, che culmina nel Sacramento della penitenza, alla conversione della vita,
che non è mai completamente e perfettamente realizzata e, quindi, ad agevolare il
compimento della propria missione nella Chiesa e nel mondo. D.
– Eminenza, se volessimo inquadrare storicamente gli esercizi spirituali... Hanno
in realtà un’origine antichissima... R. – Possiamo dire che
sono nati con Gesù, ma soprattutto nei 40 giorni passati nel deserto, prima di dare
inizio alla predicazione, come anche nei momenti di riposo, ai quali invitava gli
apostoli nelle fatiche della missione: “Venite in disparte, in un luogo solitario
e riposatevi un poco”. E certamente un vero corso di esercizi spirituali fu quello
degli apostoli alla vigilia della Pentecoste, uniti a Maria nella preghiera, in attesa
dello Spirito Santo. Ma è stato soprattutto Sant’Ignazio di Loyola ad offrire un metodo
molto apprezzato dai Papi e seguito da sacerdoti, religiosi e laici. (Montaggio
a cura di Maria Brigini)