2010-02-16 14:52:53

Piogge su Haiti, crolla una scuola: 4 bambini morti. Rischio inondazioni


Sono quattro i bambini morti e due quelli feriti per il crollo di un muro della scuola elementare di Cap Haitian, nel nord di Haiti, colpita negli ultimi giorni da forti piogge che hanno causato smottamenti del terreno. Il nuovo bilancio delle vittime e' stato reso noto dalla Protezione civile locale. Proprio le abbondanti piogge su Haiti, e il conseguente rischio di inondazioni, rappresentano un nuovo allarme per la popolazione terremotata. Federico Piana ne ha parlato con Marco Bertotto, direttore del Coordinamento Agire, e ha raccolto anche il resoconto di padre Pasqual Chavez Villanueva, rettore maggiore dei Salesiani, in visita ad Haiti per constatare la situazione dei suoi confratelli:RealAudioMP3

R. – La situazione è molto difficile. Le piogge degli ultimi giorni ci hanno messo intanto di fronte all’esigenza di intervenire con più velocità. Credo che l’evidenza sia che gli aiuti stiano affluendo ad un ritmo, a una velocità e con dimensioni purtroppo ancora non sufficienti a soddisfare i bisogni delle comunità colpite. Questo perché l’entità del disastro è stata particolare, in un Paese che è particolare di suo e che già viveva prima del terremoto delle condizioni di vulnerabilità eccezionali.
 
D. – Era il più povero dei Paesi poveri: possiamo dire questo? Perché altrimenti non si esce da questa contraddizione...
 
R. – Sicuramente sì. Era il Paese più povero dei Paesi poveri ed era un Paese in cui già allora e già prima era molto difficile operare. E oggi ci sono delle difficoltà oggettive che rendono molto complessa l’attività di assistenza umanitaria. I bisogni principali riguardano quello che tecnicamente si chiama “shelter”, quindi la costruzione di ripari temporanei e il problema dell’igiene pubblica. Intervenire in Port-au-Prince, in modo particolare su questi due aspetti, è molto difficile, proprio perché i campi spontanei che sono nati all’interno della città sono campi sovraffollati. In queste aree è molto difficile installare delle tende o costruire delle latrine, perché ciò spingerebbe le persone ad abbandonare il campo in quanto manca lo spazio fisico per permettere gli interventi. Il governo ha recentemente adottato una politica di invito, di incentivo alla popolazione ad abbandonare Port-au-Prince per cercare più spazi liberi nelle zone confinanti e costruendo dei campi ad hoc. Evidentemente, la popolazione preferisce rimanere vicino alle proprie abitazionim, o in zone in cui abbia possibilità di costruire delle reti di aiuto interno alla comunità, e questo rende molto, molto difficile l’azione umanitaria.
 
D. – Al rettore maggiore dei salesiani vorrei chiedere invece la Chiesa lì come si sta muovendo, dal punto di vista anche spirituale. E’ possibile una ripresa piena in questi giorni oppure no?
 
R. – Direi che i vescovi, attraverso la Conferenza episcopale haitiana, stanno cercando di prendere in mano la situazione con questa difficoltà: il fatto che lì concretamente, a Port-au-Prince, sono sparite le due figure principali. Le parrocchie, però, ed anche le comunità religiose stanno cercando di aiutare a venire incontro ai bisogni.
 
D. – Il sacerdote diventa un punto di riferimento in una situazione che diventa drammatica anche da un punto di vista interiore e psicologico...
 
R. – C’è un sentimento religioso molto vivo nel popolo haitiano. E’ il momento di aiutare a rinascere il Paese. Questo Paese ha il diritto di rinascere, altrimenti tutto si ridurrà ad alzare le mura, come se fosse il problema delle mura. Invece si deve ricostruire un Paese e dare a questa nazione la dignità. (Montaggio a cura di Maria Brigini)







All the contents on this site are copyrighted ©.