L'Iran replica agli Usa che parlano di "dittatura militare"
Il Cremlino ribadisce che "nessuno può escludere l'uso delle sanzioni in caso di mancato
rispetto degli impegni" da parte di Teheran sul proprio programma nucleare. E il presidente
iraniano, Ahmadinejad, dice che la questione dello scambio di combustibile non è chiusa”
e che l'Iran è sempre "pronto ad uno scambio in una cornice di equità". Intanto, Teheran
risponde a Hillary Clinton sul pericolo di una dittatura militare in Iran, mentre
resta la questione delle proposte della comunità internazionale per il dialogo sul
nucleare. Il servizio di Fausta Speranza: Sono
gli Usa che mantengono “una dittatura militare” nella regione, con le loro politiche
in Iraq, Afghanistan e Gaza. E’ questa la risposta del ministro degli Esteri iraniano,
Mottaki, alle affermazioni del segretario di Stato Usa. Hillary Clinton aveva detto
di temere che l'Iran stia andando verso “una dittatura militare” dei Pasdaran. Nella
sua missione nella regione, la Clinton ha lasciato intendere che ci sarebbe sempre
spazio per il dialogo, sottolineando però che il tempo sta per scadere e che già si
studiano sanzioni. A proposito di nucleare, Teheran continua a parlare di nuove proposte
da Usa, Russia e Francia per un accordo sullo scambio di combustibile nucleare. Ma
Stati Uniti, Russia e Francia smentiscono. E c’è poi da riferire del duro pronunciamento
di Paesi occidentali, Italia in testa, contro Teheran sui diritti umani: in occasione
ieri dell'esame della situazione in Iran al Consiglio Onu sui Diritti umani, cui sono
sottoposti a turno tutti i 192 Paesi membri, è emersa la preoccupazione per quella
che è stata definita la “gravemente deteriorata” situazione dei diritti umani in Iran.
Il giro di vite è cominciato in seguito alla contestata vittoria del presidente Ahmadinejad
alle elezioni presidenziali del 12 giugno scorso.