Il Papa per la Giornata mondiale delle vocazioni: per essere un testimone credibile,
il sacerdote deve vivere in amicizia con Cristo
L’amicizia con Cristo è l’elemento fondamentale di ogni vocazione al sacerdozio: è
quanto scrive Benedetto XVI nel Messaggio per la 47.ma Giornata mondiale di preghiera
per le vocazioni, che si celebrerà il prossimo 25 aprile, domenica del “Buon Pastore”.
Nel documento, pubblicato oggi, il Papa si sofferma sul tema della Giornata: “La testimonianza
suscita vocazioni” e ribadisce che i sacerdoti sono chiamati ad essere “segno di contraddizione”
nel mondo di oggi. Il servizio di Alessandro Gisotti:
“La fecondità
della proposta vocazionale dipende primariamente dall’azione gratuita di Dio”, ma,
osserva Benedetto XVI, “è favorita anche dalla qualità e dalla ricchezza della testimonianza
personale e comunitaria” di quanti hanno risposto alla chiamata del Signore. Quando
segue Gesù, “in piena fedeltà al Vangelo”, afferma il Papa, ogni consacrato diventa
“segno di contraddizione per il mondo, la cui logica è spesso ispirata dal materialismo,
dall’egoismo e dall’individualismo”. E sottolinea che imitare Cristo, identificarsi
con lui è “l’ideale della vita consacrata, testimonianza del primato assoluto di Dio
nella vita e nella storia degli uomini”. Una testimonianza, constata, che può “suscitare
in altri il desiderio di corrispondere, a loro volta, con generosità all’appello di
Cristo”. Il Messaggio evidenzia, dunque, che “l’elemento fondamentale
e riconoscibile di ogni vocazione al sacerdozio e alla consacrazione è l’amicizia
con Cristo”. Se infatti il sacerdote è l’“uomo di Dio”, che gli appartiene ed aiuta
ad amarlo “non può non rimanere nel suo amore, dando spazio all’ascolto della sua
Parola”. La preghiera, annota il Papa, è perciò “la prima testimonianza che suscita
vocazioni”. Secondo aspetto della consacrazione sacerdotale, si legge nel Messaggio,
è “il dono totale di sé a Dio”. Da qui, soggiunge, “scaturisce la capacità di darsi
poi a coloro che la Provvidenza gli affida nel ministero pastorale, con dedizione
piena, continua e fedele” e “con la gioia di farsi compagno di viaggio di tanti fratelli,
affinché si aprano all’incontro con Cristo”. Terzo aspetto: il sacerdote deve essere
“uomo di comunione, aperto a tutti, capace di far camminare unito” il gregge che il
Signore gli ha affidato. E ciò aiutandolo “a superare divisioni, a ricucire strappi,
ad appianare contrasti e incomprensioni, a perdonare le offese”. Ancora
una volta, nell'Anno Sacerdotale, il Papa avverte che se i giovani “vedono sacerdoti
isolati e tristi, non si sentono certo incoraggiati a seguirne l’esempio”. Anzi, restano
“dubbiosi se sono considerati se sono condotti a considerare che questo è il futuro
di un prete”. E’ importante allora, esorta il Papa, “realizzare la comunione di vita,
che mostri loro la bellezza dell’essere sacerdote”. Quando infatti i religiosi, i
sacerdoti sono “fedeli alla loro vocazione, trasmettono la gioia di servire Cristo
e invitano tutti i cristiani a rispondere all’universale chiamata alla santità”.