Grande folla davanti alle spoglie di Sant’Antonio a Padova. Padre Sartorio: ognuno
ha diritto di aspettarsi un cambiamento di vita o un miracolo
Tutti i giornali parlano oggi della grande affluenza di fedeli alle spoglie di Sant’Antonio
nel primo giorno dell’ostensione nella Basilica di Padova, dopo 29 anni dall’ultima
ricognizione, avvenuta a 750 anni dalla sua morte nel 1981. Pellegrini da tutto il
mondo sono attesi fino a sabato prossimo, 20 marzo, quando i resti ricomposti del
Santo – da ieri esposti al culto in una cassa trasparente nella cappella delle reliquie
– torneranno sotto l’altare nella restaurata Capella dell’Arca. Roberta Gisotti
ha intervistato padre Ugo Sartorio, direttore del “Messaggero di Sant’Antonio”,
rivista edita dai Frati della Basilica, che vanta un oltre un milione di lettori nel
mondo:
D. – Padre
Ugo, vi aspettavate in tempi secolarizzati e di diffuso malcostume e malaffare tanta
devozione popolare?
R. – Sant’Antonio ha sempre amato
la gente e le folle vanno a lui. Ieri mattina, lunedì, alle 3.30 è arrivato il primo
pellegrino e già alle 4.00, c’era una coda che si sviluppava per più di duecento metri
fino al Prato della Valle, malgrado facesse davvero freddo. Abbiamo contato nella
prima giornata di ostensione 20 mila pellegrini: la Questura ha calcolato che ogni
ora, su per giù, 1.500 persone passano davanti alle spoglie mortali del Santo per
il loro gesto di profonda venerazione.
D. – Padre
Ugo, agli occhi di atei, miscredenti o agnostici tutto ciò può apparire anche ingenuo.
Ma quale ricompensa possono aspettarsi le persone da questa visita a Sant’Antonio:
un miracolo, una grazia o che altro?
R. – Sant’Antonio
agisce nei cuori e credo che ognuno abbia il diritto di aspettarsi un miracolo; abbia
il diritto di aspettarsi che la sua vita un poco possa cambiare, perché non la cambiamo
da soli, la cambiamo con l’aiuto della grazia del Signore. Una grazia che Sant’Antonio
sa chiedere e sa poi mediare per gli uomini. Cosa ci si può aspettare? Sicuramente,
un incontro autentico con una persona che è stata vera, una persona amica di Dio e
amica degli uomini, una persona felice, perché questo sono i Santi. Io credo che,
in un tempo di "vetrinizzazione", in un tempo di reality show, in un tempo in cui
la gente si esibisce, abbiamo l’esempio di qualcuno, di un Santo, che dopo otto secoli
non ha bisogno di esibizionismi particolari perché la gente lo va a vedere, la gente
capisce che in quelle ossa vecchie di 800 anni c’è la traccia di una vita riuscita
e di una vita felice.
D. – Padre Ugo, sabato prossimo,
ultimo giorno dell’ostensione, è previsto un evento speciale…
R.
– Il mensile di contenuto più diffuso in Italia, invita i suoi lettori ad una Santa
Messa. Quindi, una comunità - quella che noi chiamiamo la “famiglia antoniana” - si
troverà a celebrare insieme un’Eucaristia. Ci tengo, però, a precisare che anche chi
non potrà venire, ha avuto la possibilità di far arrivare vicino ai piedi del corpo
del Santo la sua preghiera. Abbiamo spedito più di mezzo milione di copie e ci stanno
tornando ogni giorno più di duemila suppliche da portare a Sant’Antonio. Quindi, anche
i malati e tutti coloro che sono a casa ed impossibilitati a venire saranno con noi
quel giorno, tutta la grande Famiglia antoniana, i lettori del “Messaggero di Sant’Antonio”.