2010-02-16 14:21:01

E' un Dio buono e non "buonista" a spingere i cristiani all'integrazione degli immigrati. Intervista al direttore di "Popoli", Stefano Femminis


Di fronte alla sfida dell'immigrazione, in particolare quella islamica, i cristiani non sono quegli “ingenui e rammolliti fiancheggiatori di chi vorrebbe corrodere” le sicurezze dell’Occidente, come talvolta vengono dipinti da certa ideologia. I cristiani sono persone che agiscono verso i più poveri perché sono figli di un “Dio buono”, il “Dio degli ultimi”. Con un vigoroso editoriale, pubblicato sull’ultimo numero di febbraio, la rivista “Popoli”, mensile internazionale di cultura dei Gesuiti italiani, prende posizione contro una recente serie di articoli e affermazioni che negli ultimi tempi hanno preso di mira la Chiesa e il suo desiderio di lavorare per l’integrazione degli immigrati. Autore dell’editoriale è il direttore di “Popoli”, Stefano Femminis, che replica a coloro che tacciano i cristiani di “buonismo”. Fabio Colagrande lo ha intervistato:RealAudioMP3

R. – Questa accusa ormai è diventata il sospetto peggiore: si sente spesso anche nei dibattiti. Prima di tutto sottolineano: ma io non sono ‘buonista’, come fosse la cosa più tremenda e terribile di cui essere accusati. Forse è il momento di mettere alcuni puntini sulle “i”. Ad esempio, una cosa che mi sembra primaria è questa: il buonista – il ‘buonista’ che appunto nessuno vuole essere – è prima di tutto un ipocrita, cioè qualcuno che dice: “Sì, accogliamo, apriamo le porte…”, però non si impegna in prima persona; è il classico “armiamoci e partite” che forse adesso potrebbe essere declinato come “accogliamo e datevi da fare”. Invece, sappiamo che moltissimi cattolici, moltissimi organismi ecclesiali, moltissime istituzioni, associazioni, parrocchie sono in prima linea in questa accoglienza. Quindi, non è solo proclamare e annunciare un impegno che poi non viene mantenuto e viene lasciato ad altri. Sono anzitutto i cattolici, i parroci, le associazioni che si danno da fare e quindi già questo smonta questa accusa.

 
D. – Del resto, il magistero specifico della Chiesa sul tema dell'immigrazione, e non ultima l’enciclica di Benedetto XVI Caritas in veritate, sono un’eloquente testimonianza di questo grande impegno…

 
R. – La Dottrina sociale della Chiesa da decenni dimostra che non è che i cattolici vivano su un altro pianeta, in un mondo fatato: sono in grado e sono capaci – molti politici cattolici l’hanno dimostrato in questi anni, anche in Italia – di coniugare sia le esigenze di accoglienza che quelle di governo di un fenomeno certamente complesso come quello dell’immigrazione. E infine, quelle stesse persone che spesso accusano la Chiesa di ‘buonismo’ sono quelle che poi si dichiarano difensori delle radici cristiane dell’Italia. Allora: le radici cristiane dell’Italia – o dell’Occidente – sono anzitutto le radici evangeliche e noi sappiamo che il Vangelo ci presenta, attraverso la figura e la persona di Gesù, un Dio che è innegabilmente il Dio dei perdenti, un Dio ultimo tra gli ultimi. Allora bisogna capire che cosa abbiamo in mente quando vogliamo difendere queste radici? Forse, si tratta di capire la differenza tra un Dio che non è "buonista" ma è "buono", che è una cosa molto diversa. (Montaggio a cura di Maria Brigini)







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