Messico: intervento della Chiesa sulla laicità che non deve mortificare la fede
Padre Eugenio Lira Rugarcía, segretario esecutivo dell’Episcopato messicano per i
rapporti pubblici, commentando la recente modifica - in prima lettura - dell’articolo
40 della Costituzione che eleva a rango costituzionale la definizione sulla laicità
dello Stato, ha detto: “Certamente la Chiesa riconosce questa laicità in uno stato
moderno”, ma deve essere tale, ha precisato, “da accettare la dimensione sia privata
sia pubblica della religione”. Per il portavoce le riforme allo studio sono positive
se servono a migliorare la struttura dello Stato e non hanno lo scopo “di misconoscere
o limitare le libertà religiose”. Se così fosse, ha spiegato padre Lira Rugarcía,
“sarebbe molto delicato”, rinnovando l’appello al “dialogo rispettoso fra tutti i
partiti e fra tutte le componenti della società messicana”. D’altra parte, da quando
mercoledì scorso è stata approvata la riforma dell’articolo 40, il dibattito sulle
riforme costituzionali, che ha davanti a sé un lungo e complesso cammino per via della
struttura federativa del Messico che attribuisce voce in capitolo ad ogni singolo
Stato, si è fatto sempre più stringente, concentrandosi in buona misura sulle questioni
della laicità. Certamente oggi sulla questione parlerà mons. Carlos Aguiar Retes,
arcivescovo di Tlalnepantla, che illustrerà in conferenza stampa un documento episcopale
sull’insicurezza nel Paese e sulla violenza che a volte sembra inarrestabile. Sabato
scorso, padre Hugo Valdemar, portavoce dell'arcivescovo di Città del Messico, cardinale
Norberto Rivera, ha ricordato che “una vera laicità ha come scopo difendere e salvaguardare
la libertà religiosa” e non come si è visto quando sotto “un'apparente riforma inoffensiva
si sono fatti avanti subito alcune proposte che pretendono di far tacere la Chiesa
e i ministri del culto”. “Nessuno mette in discussione che la separazione tra Stato
e Chiesa è conveniente e salutare, ha precisato il portavoce dell'arcidiocesi, ma
ciò non vuol dire di stare zitti di fronte a coloro che usano la parola 'laicità'
per far passare atteggiamenti antireligiosi irrazionali, in particolare anticattolici,
oppure sottomettere la missione evangelizzatrice e sociale della Chiesa". C'è da rilevare
inoltre, ha aggiunto padre Valdemar, che tutte queste riforme su materie tanto delicate
sarebbero dovute essere accompagnate da un chiaro e preciso riconoscimento della libertà
religiosa così come stabilisce la Convenzione Interamericana dei diritti umani che
il Messico non ha mai sancito come propria. In questo Paese tra l'altro la Costituzione
vigente riconosce la “libertà di credenza” e non si usa mai la dicitura “libertà religiosa”.
Perciò, ha concluso padre Valdemar, la nostra arcidiocesi “lamenta una riforma costituzionale
incompleta”. (A cura di Luis Badilla)