Il Papa all'Ostello Caritas: la Chiesa ama l'uomo per quello che è, non per quello
che possiede. Testo integrale del discorso
Calorosa accoglienza per il Papa oggi in visita ai servizi della Caritas diocesana
di Roma, alla Stazione Termini. Quersto il testo integrale del suo discorso.
Cari
amici, ho accolto con gioia l’invito a visitare questo Ostello intitolato
“Don Luigi Di Liegro”, primo Direttore della Caritas diocesana di Roma, nata più di
trent’anni fa. Ringrazio di cuore il Cardinale Vicario Agostino Vallini e l’Amministratore
Delegato delle Ferrovie dello Stato, Ingegner Mauro Moretti, per le parole che cortesemente
mi hanno indirizzato. Con particolare affetto esprimo la mia gratitudine a tutti voi,
che frequentate questo Ostello e attraverso la voce della Signora Giovanna Cataldo
avete voluto rivolgermi un caloroso saluto, accompagnato dal prezioso dono del Crocifisso
di Onna, segno luminoso di speranza. Saluto Mons. Giuseppe Merisi, Presidente della
Caritas Italiana, il Vescovo Ausiliare Mons. Guerino Di Tora, e il Direttore della
Caritas di Roma, Mons. Enrico Feroci. Sono lieto di salutare le Autorità presenti,
in particolare il Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Onorevole Altero
Matteoli, il Sindaco di Roma, Onorevole Gianni Alemanno, che ringrazio per il fattivo
e costante aiuto offerto dal Comune di Roma alle attività dell’Ostello. Saluto i volontari
e tutti i presenti. Grazie per la vostra accoglienza! Sono trascorsi
ormai 23 anni dal giorno in cui questa struttura, realizzata con la collaborazione
delle Ferrovie dello Stato, che generosamente misero a disposizione i locali, e il
sostegno economico del Comune di Roma, iniziò ad accogliere i primi ospiti. Nel corso
degli anni, all’offerta di un riparo per chi non aveva dove dormire, si sono aggiunti
ulteriori servizi, come il poliambulatorio e la mensa sociale ed ai primi donatori
se ne sono uniti altri come l’ENEL, la Fondazione Roma, l’Ing. Agostini Maggini, la
Fondazione Telecom ed il Ministero dei Beni Culturali-Arcis spa, a testimonianza della
forza aggregante dell’amore. In questo modo l’Ostello è diventato un luogo dove, grazie
al generoso servizio di tanti operatori e volontari, si attuano ogni giorno le parole
di Gesù: “Ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato
da bere, ero straniero e mi avete accolto, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete
visitato” (Mt 25,35-36). Cari fratelli e amici che qui trovate
accoglienza, sappiate che la Chiesa vi ama profondamente e non vi abbandona, perché
riconosce nel volto di ciascuno di voi quello di Gesù. Egli ha voluto identificarsi
in maniera del tutto particolare con coloro che si trovano nella povertà e nell’indigenza.
La testimonianza della carità, che in questo luogo trova speciale concretizzazione,
appartiene alla missione della Chiesa insieme con l’annuncio della verità del Vangelo.
L’uomo non ha soltanto bisogno di essere nutrito materialmente o aiutato a superare
i momenti di difficoltà, ma ha anche la necessità di sapere chi egli sia e di conoscere
la verità su se stesso, sulla sua dignità. Come ho ricordato nell’Enciclica Caritas
in veritate, “senza verità, la carità scivola nel sentimentalismo. L’amore diventa
un guscio vuoto, da riempire arbitrariamente” (n. 3). La Chiesa,
con il suo servizio a favore dei poveri, è dunque impegnata ad annunciare a tutti
la verità sull’uomo, che è amato da Dio, creato a sua immagine, redento da Cristo
e chiamato alla comunione eterna con Lui. Tante persone hanno potuto così riscoprire,
e tuttora riscoprono, la propria dignità, smarrita a volte per tragici eventi, e ritrovano
fiducia in se stessi e speranza nell’avvenire. Attraverso i gesti, gli sguardi e le
parole di quanti prestano qui il loro servizio, numerosi uomini e donne toccano con
mano che le loro vite sono custodite dall’Amore, che è Dio, e grazie ad esso hanno
un senso e un’importanza (cfr Lett. enc. Spe salvi, 35). Questa certezza profonda
genera nel cuore dell’uomo una speranza forte, solida, luminosa, una speranza che
dona il coraggio di proseguire nel cammino della vita nonostante i fallimenti, le
difficoltà e le prove che la accompagnano. Cari fratelli e sorelle che operate in
questo luogo, abbiate sempre davanti ai vostri occhi e nel vostro cuore l’esempio
di Gesù, che per amore si fece nostro servo e ci amò “fino alla fine” (cfr Gv 13,1),
fino alla Croce. Siate, dunque, gioiosi testimoni dell’infinita carità di Dio e, imitando
l’esempio del diacono san Lorenzo, considerate questi vostri amici uno dei tesori
più preziosi della vostra vita. La mia visita avviene nell’Anno
europeo della lotta alla povertà e all’esclusione sociale, indetto dal Parlamento
Europeo e dalla Commissione Europea. Venendo in questo luogo come Vescovo di Roma,
la Chiesa che fin dai primi tempi del Cristianesimo presiede alla carità (cfr S. Ignazio
di Antiochia, Lettera ai Romani, 1,1), desidero incoraggiare non solo i cattolici,
ma ogni uomo di buona volontà, in particolare quanti hanno responsabilità nella pubblica
amministrazione e nelle diverse istituzioni, ad impegnarsi nella costruzione di un
futuro degno dell’uomo, riscoprendo nella carità la forza propulsiva per un autentico
sviluppo e per la realizzazione di una società più giusta e fraterna (cfr Lett. enc.
Caritas in veritate, 1). La carità, infatti, “è il principio non solo delle micro-relazioni:
rapporti amicali, familiari, di piccolo gruppo, ma anche delle macro-relazioni: rapporti
sociali, economici, politici” (ibid., 2). Per promuovere una pacifica convivenza che
aiuti gli uomini a riconoscersi membri dell’unica famiglia umana è importante che
le dimensioni del dono e della gratuità siano riscoperte come elementi costitutivi
del vivere quotidiano e delle relazioni interpersonali. Tutto ciò diventa giorno dopo
giorno sempre più urgente in un mondo nel quale, invece, sembra prevalere la logica
del profitto e della ricerca del proprio interesse. L’Ostello
della Caritas costituisce, per la Chiesa di Roma, una preziosa occasione per educare
ai valori del Vangelo. L’esperienza di volontariato che qui molti vivono è, specie
per i giovani, un’autentica scuola in cui si impara ad essere costruttori della civiltà
dell’amore, capaci di accogliere l’altro nella sua unicità e differenza. In questo
modo l’Ostello manifesta concretamente che la comunità cristiana, attraverso i propri
organismi e senza venir meno alla Verità che annuncia, collabora utilmente con le
istituzioni civili per la promozione del bene comune. Confido che la feconda sinergia
qui realizzata si estenda anche ad altre realtà della nostra Città, in particolare
nelle zone dove più si avvertono le conseguenze della crisi economica e maggiori sono
i rischi dell’esclusione sociale. Nel suo servizio alle persone in difficoltà la Chiesa
è mossa unicamente dal desiderio di esprimere la propria fede in quel Dio che è il
difensore dei poveri e che ama ogni uomo per quello che è e non per quello che possiede
o realizza. La Chiesa vive nella storia con la consapevolezza che le angosce e i bisogni
degli uomini, dei poveri soprattutto e di tutti coloro che soffrono, sono pure quelli
dei discepoli di Cristo (cfr Conc. Ecum. Vat. II, Gaudium et spes, 1) e per questo,
nel rispetto delle competenze proprie dello Stato, si adopera perché ad ogni essere
umano venga garantito ciò che gli spetta. Cari fratelli e sorelle,
per Roma l’Ostello della Caritas diocesana è un luogo dove l’amore non è solo una
parola o un sentimento, ma una realtà concreta, che consente di far entrare la luce
di Dio nella vita degli uomini e dell’intera comunità civile. Questa luce ci aiuta
a guardare con fiducia al domani, certi che anche nel futuro la nostra Città resterà
fedele al valore dell’accoglienza, così fortemente radicato nella sua storia e nel
cuore dei suoi cittadini. La Vergine Maria, Salus populi romani, vi accompagni sempre
con la sua materna intercessione e aiuti ciascuno di voi a fare di questo luogo una
casa dove fioriscono le stesse virtù presenti nella santa casa di Nazaret. Con questi
sentimenti, vi imparto di cuore la Benedizione Apostolica, estendendola a quanti vi
sono cari e a tutti coloro che in questo luogo vivono e si donano con generosità.