2010-02-14 15:09:26

Cina: ancora una storia di sfruttamento nelle fabbriche di mattoni dell’Hubei


Operai con handicap mentali costretti a lavorare giorno e notte nelle fabbriche di mattoni della regione cinese dell’Hubei per pochi centesimi al giorno. L’ennesima storia di sfruttamento del lavoro è stata raccontata da una tv locale cinese in un servizio andato in onda il 25 gennaio scorso che ha ricostruito tutti i punti della drammatica vicenda. Nel documento filmato, citato dall'agenzia AsiaNews, emerge che nel febbraio 2008 un certo Ye Huabing ha adescato una ventina di disabili mentali e vagabondi presso la stazione ferroviaria Hankou di Wuhan e li ha portati alla sua fabbrica a Huangpi, dove li ha costretti al lavorare per tutto il giorno praticamente senza salario. Nel luglio dello stesso anno uno di questi disabili è stato torturato e ucciso dai suoi compagni di lavoro, perché li aveva disturbati durante la pausa di mezzogiorno. Quando Ye ha scoperto il cadavere, lo ha fatto subito seppellire in un campo vicino. Due mesi dopo, a seguito di alcune ispezioni, la polizia ha arrestato Ye e sei persone ritenute coinvolte nell’omicidio. Nel settembre 2009, il responsabile della fabbrica Lin Jinguan è stato condannato all’ergastolo e Ye a 3 anni di carcere per aver costretto i disabili a lavorare e altri 3 anni per avere distrutto le prove dell’omicidio. A seguito di questa vicenda sono iniziati ad emergere tanti altri casi di sfruttamento dei lavoratori in tutta la regione dell’Hubei. Il locale ufficio ispettivo ha iniziato accertamenti che hanno portato alla scoperta di circa cinquemila lavoratori “in nero”, poi regolarizzati. Intanto però è anche montata la polemica nell’opinione pubblica che si chiede perché siano ancora così carenti i controlli, dopo che lo scandalo è emerso come grave e ricorrente. Nulla, infatti, era cambiato rispetto allo scandalo degli "operai schiavi" del giugno 2007, quando la polizia liberò circa 570 persone ridotte in schiavitù in fabbriche di mattoni dell’Henan e dello Shanxi, tra cui 50 bambini, costretti a lavorare fino a 16 ore al giorno senza paga e con scarso cibo, sotto il controllo di guardie private e di cani per impedirne la fuga. (M.G.)







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