Cina: ancora una storia di sfruttamento nelle fabbriche di mattoni dell’Hubei
Operai con handicap mentali costretti a lavorare giorno e notte nelle fabbriche di
mattoni della regione cinese dell’Hubei per pochi centesimi al giorno. L’ennesima
storia di sfruttamento del lavoro è stata raccontata da una tv locale cinese in un
servizio andato in onda il 25 gennaio scorso che ha ricostruito tutti i punti della
drammatica vicenda. Nel documento filmato, citato dall'agenzia AsiaNews, emerge che
nel febbraio 2008 un certo Ye Huabing ha adescato una ventina di disabili mentali
e vagabondi presso la stazione ferroviaria Hankou di Wuhan e li ha portati alla sua
fabbrica a Huangpi, dove li ha costretti al lavorare per tutto il giorno praticamente
senza salario. Nel luglio dello stesso anno uno di questi disabili è stato torturato
e ucciso dai suoi compagni di lavoro, perché li aveva disturbati durante la pausa
di mezzogiorno. Quando Ye ha scoperto il cadavere, lo ha fatto subito seppellire in
un campo vicino. Due mesi dopo, a seguito di alcune ispezioni, la polizia ha arrestato
Ye e sei persone ritenute coinvolte nell’omicidio. Nel settembre 2009, il responsabile
della fabbrica Lin Jinguan è stato condannato all’ergastolo e Ye a 3 anni di carcere
per aver costretto i disabili a lavorare e altri 3 anni per avere distrutto le prove
dell’omicidio. A seguito di questa vicenda sono iniziati ad emergere tanti altri casi
di sfruttamento dei lavoratori in tutta la regione dell’Hubei. Il locale ufficio ispettivo
ha iniziato accertamenti che hanno portato alla scoperta di circa cinquemila lavoratori
“in nero”, poi regolarizzati. Intanto però è anche montata la polemica nell’opinione
pubblica che si chiede perché siano ancora così carenti i controlli, dopo che lo scandalo
è emerso come grave e ricorrente. Nulla, infatti, era cambiato rispetto allo scandalo
degli "operai schiavi" del giugno 2007, quando la polizia liberò circa 570 persone
ridotte in schiavitù in fabbriche di mattoni dell’Henan e dello Shanxi, tra cui 50
bambini, costretti a lavorare fino a 16 ore al giorno senza paga e con scarso cibo,
sotto il controllo di guardie private e di cani per impedirne la fuga. (M.G.)