Benedetto XVI in visita alla Caritas di Roma: la Chiesa ama i poveri e non li abbandona.
Ed esorta le istituzioni ad impegnarsi per una società giusta e solidale
Nei poveri la Chiesa riconosce il volto di Gesù: è quanto affermato ieri mattina da
Benedetto XVI nella visita al Centro della Caritas diocesana di Roma alla Stazione
Termini. Il Papa ha incontrato i poveri, gli emarginati e con loro i medici e i volontari
che ogni giorno testimoniano concretamente la sollecitudine della Chiesa per i bisognosi.
Per tutti il Santo Padre ha avuto parole di speranza e incoraggiamento. L’evento si
è inserito nell’Anno europeo per la lotta alla povertà. Un’occasione, ha detto il
Pontefice, per rinnovare gli sforzi ad ogni livello per la costruzione di una società
più giusta e solidale. Il servizio di Alessandro Gisotti:
La Chiesa
ama i poveri e non li abbandona mai, la Chiesa ama ogni uomo “per quello che è e non
per quello che possiede”: Benedetto XVI lo ha ribadito con forza incontrando gli emarginati
della società, gli ultimi che sono però i primi nel disegno d’amore di Dio. Una visita
densa di emozioni e momenti di sincera commozione iniziata con l’incontro, al Poliambulatorio,
con i medici e i volontari dell’accoglienza: Applausi Il
Papa è stato quindi accolto da applausi e cori festosi all’Ostello, dove ha potuto
parlare con alcuni ospiti della struttura. Alla Mensa Caritas, dopo la benedizione
della targa commemorativa dell’evento, il Papa ha ricevuto il saluto del cardinale
vicario Agostino Vallini che ha definito la Caritas diocesana un “piccolo
villaggio della carità” nel cuore di Roma. Un luogo, ha detto, dove si dimostra concretamente
che “l’emarginazione può essere contrastata e vinta dall’amore”. Il porporato non
ha mancato di rivolgere un appello alle istituzioni: “Perché
lo stato sociale non subisca ingiusti ridimensionamenti e le fasce più deboli della
popolazione non siano mortificate”. E’ seguito il momento toccante della
consegna al Santo Padre del Crocifisso restaurato della Chiesa di San Pietro di Onna,
il paese più martoriato dal terremoto in Abruzzo. A regalarlo al Papa è stata Giovanna
Contaldo, ospite dell’Ostello “Don Luigi Di Liegro” che con queste parole
ha sottolineato il significato di questo dono: “Su quella Croce,
spezzata dal terremoto, c’è il dolore di noi che abitiamo l’Ostello, della gente d’Abruzzo,
dei piccoli di Haiti, lo straziante martirio dei padri e delle madri che nella morte
dei loro figli rinnovano ogni volta il dolore di Maria. Un dolore inspiegabile, lancinante,
ma non disperato. La Croce che Le doniamo restaurata, non è, quindi, l’immagine della
sofferenza ma l’attesa dell’alba e del riscatto”. E di speranza ha parlato
il Papa nel suo discorso, un vero inno alla Carità nella Verità. Benedetto XVI si
rivolge direttamente ai poveri, agli emarginati accolti dal Centro Caritas: “Sappiate
che la Chiesa vi ama profondamente e non vi abbandona (... applausi ...) perché riconosce
nel volto di ciascuno di voi quello di Gesù. Egli ha voluto identificarsi in maniera
del tutto particolare con coloro che si trovano nella povertà e nell’indigenza. La
testimonianza della carità, che in questo luogo trova speciale concretizzazione, appartiene
alla missione della Chiesa insieme con l’annuncio della verità del Vangelo”. L’uomo,
è la riflessione del Papa, “non ha soltanto bisogno di essere nutrito materialmente
o aiutato a superare i momenti di difficoltà, ma ha anche la necessità di sapere chi
egli sia e di conoscere la verità su se stesso, sulla sua dignità”. Il Papa richiama
la sua prima Enciclica “Deus Caritas est” per riaffermare che “senza verità, la carità
scivola nel sentimentalismo”: “La Chiesa, con il suo servizio
a favore dei poveri, è dunque impegnata ad annunciare a tutti la verità sull’uomo,
che è amato da Dio, creato a sua immagine, redento da Cristo e chiamato alla comunione
eterna con Lui”. Attraverso questo amore
che si concretizza alla Caritas, prosegue il Papa, tante persone hanno riscoperto
la propria dignità “smarrita a volte per tragici eventi e ritrovano fiducia in se
stessi e speranza nell’avvenire”. Sperimentano così che “le loro vite sono custodite
dall’Amore, che è Dio, e grazie ad esso hanno un senso e un’importanza”: “Questa
certezza profonda genera nel cuore dell’uomo una speranza forte, solida, luminosa,
una speranza che dona il coraggio di proseguire nel cammino della vita nonostante
i fallimenti, le difficoltà e le prove che la accompagnano”. Quindi,
rivolgendosi agli operatori della Caritas e ai volontari li ha invitati a considerare
i poveri “uno dei tesori più preziosi” della loro vita. Al contempo, nell’Anno europeo
della lotta alla povertà, il Papa ha incoraggiato ogni uomo di buona volontà, e in
particolare quanti hanno responsabilità istituzionali, “ad impegnarsi nella costruzione
di un futuro degno dell’uomo, riscoprendo nella carità la forza per un autentico sviluppo”
e per realizzare una società “più giusta e fraterna”: “Per
promuovere una pacifica convivenza che aiuti gli uomini a riconoscersi membri dell’unica
famiglia umana è importante che le dimensioni del dono e della gratuità siano riscoperte
come elementi costitutivi del vivere quotidiano e delle relazioni interpersonali.
Tutto ciò diventa giorno dopo giorno sempre più urgente in un mondo nel quale, invece,
sembra prevalere la logica del profitto e della ricerca del proprio interesse”. L’Ostello
Caritas, ribadisce, “è una preziosa occasione per educare ai valori del Vangelo”.
L’esperienza del volontariato è infatti “un’autentica scuola in cui si impara ad essere
costruttori della civiltà dell’amore, capaci di accogliere l’altro nella sua unicità
e differenza”. E mette l’accento sull’utilità della collaborazione tra la comunità
cristiana e le istituzioni civili: “Confido che la feconda
sinergia qui realizzata si estenda anche ad altre realtà della nostra Città, in particolare
nelle zone dove più si avvertono le conseguenze della crisi economica e maggiori sono
i rischi dell’esclusione sociale”. “Nel suo servizio
alle persone in difficoltà – soggiunge il Papa – la Chiesa è mossa unicamente dal
desiderio di esprimere la propria fede in quel Dio che è il difensore dei poveri”.
Per questo, spiega, “nel rispetto delle competenze proprie dello Stato”, la Chiesa
“si adopera perché ad ogni essere umano venga garantito ciò che gli spetta”. L’Ostello
della Caritas diocesana, conclude il Papa con parole di vivo incoraggiamento, “è un
luogo dove l’amore non è solo una parola o un sentimento, ma una realtà concreta,
che consente di far entrare la luce di Dio nella vita degli uomini e dell’intera comunità
civile”: “Questa luce ci aiuta a guardare con fiducia al domani,
certi che anche nel futuro la nostra Città resterà fedele al valore dell’accoglienza,
così fortemente radicato nella sua storia e nel cuore dei suoi cittadini”. “Una
città in cui un solo uomo soffre meno, è una città migliore”, diceva Don Luigi Di
Liegro. Una sfida di umanità che oggi, con questa visita, Papa Benedetto ha rinnovato
a tutta la città di Roma. Sulle speranze e le emozioni che hanno
contraddistinto questa visita del Papa, Marie Duhamel ha raccolto alcune testimonianze
tra gli ospiti del Centro Caritas della Stazione Termini:
R. – Ringrazio
il nostro Papa che sempre ci dà aiuto. Stiamo bene qui perché abbiamo un posto dove
dormire, mangiamo … Ringraziamo Dio e il nostro Santo Padre … R.
– Io sono stata una delle prime ad arrivare, questa mattina, prestissimo. Il Papa
è una persona che mi commuove tanto: questo Papa ci aiuta tanto! R.
– E’ un segno, un simbolo della Parola che si fa socialità e si fa incontro: io trovo
che questo sia un messaggio anche nel clima del Paese, dove riemerge una certa intolleranza,
xenofobia, paura del diverso, eccetera. Questi sono segni forti che possono dare coraggio
a chi è impegnato e dissolvere la paura di chi è imbrigliato, invece, dal pregiudizio. R.
– Dormo e mangio qua. Ho avuto un problema familiare, purtroppo. Sto aspettando una
casa di riposo. Vediamo un po’ … Speriamo che il Papa faccia questa grazia! … Che
mi aiuti: chissà, una grazia! … R. – Ciao, ciao! Evviva il Papa!!