Gli occhi del mondo da oggi sono tutti su Vancouver, in Canada, dove alcune ore fa
si è aperta la 21.ma edizione delle Olimpiadi invernali. Una cerimonia spettacolare
davanti a 60 mila persone, che è stata però condizionata dalla morte di uno slittinista
georgiano durante le prove del suo esordio olimpico. Agli atleti, era giunta nei giorni
scorsi l’esortazione del Papa che - in un messaggio all’arcivescovo di Vancouver mons.
Miller - aveva auspicato che “lo sport sia la base per costruire la pace e l’amicizia
tra le persone e le nazioni”. Il servizio di Benedetta Capelli: (musica) “Date
ai Giochi la magia che tutti vogliamo, fatelo con le vostre prestazioni e con il vostro
comportamento. E fatelo in memoria del vostro amico Nodar Kumaritashvili”. Magia e
memoria corre su questi due concetti il discorso di apertura dei Giochi Olimpici del
presidente del Cio, Comitato olimpico internazionale, Jacques Rogge. Parole accolte
con grande partecipazione dai 60 mila presenti nel BC Palace di Vancouver, dove è
andata in scena la festa ma anche il dramma. Poco prima della cerimonia, infatti,
i sogni di gloria dello slittinista georgiano Kumaritashvili si erano infranti a 140
km orari nella caduta rovinosa sulla pista di Whistler, notoriamente difficile per
gli atleti perché la più veloce di tutto il mondo. Una morte che è pesata come un
macigno sugli atleti georgiani scesi in pista durante la cerimonia: “Georgia
….” (applauso) L’applauso più sentito e commosso è stato per
la piccola delegazione. Tante le facce scure, la bandiera listata a lutto e una sciarpa
nera indossata per non dimenticare il loro compagno. Subito in modo stridente, il
dolore ha lasciato spazio alla gioia. La musica è poi cresciuta, tante le danze che
hanno raccontato le anime diverse del Canada e non poteva mancare un omaggio alle
quattro popolazioni aborigene che rappresentano l'identità storica del Paese. “Welcome
to Vancouver! …” E’ arrivato poi l’ultimo teodoforo, la leggenda
canadese dell’hockey sul ghiaccio, "The Great One", ovvero Wayne Gretzky e quindi
l’accensione del tripode con un piccolo inconveniente tecnico che si è poi risolto
in breve tempo. Poi, tutto secondo copione con i fuochi d’artificio e la fiamma olimpica trasportata
sull’oceano di Vancouver, dove arderà fino alla fine dei Giochi il 28 febbraio. (musica)