I 79 anni della Radio Vaticana, voce del Papa e della Chiesa tra i territori del continente
digitale
La Radio Vaticana compie oggi 79 anni. Dalla “Statio radiofonica” creata da Guglielmo
Marconi per volontà di Pio XI all’emittente odierna sempre più flessibile e multimediale,
sulla base delle continue evoluzioni aperte dal digitale e dal web, la Radio del Papa
ha cambiato volto innumerevoli volte. Non ha cambiato mai lo spirito di fondo sintetizzato
dai suoi Statuti: “Annunciare con libertà, fedeltà ed efficacia il messaggio cristiano”,
collegare le Chiese locali con la Chiesa di Roma, diffondere il magistero del Papa.
Il servizio di Alessandro De Carolis:
Un anno e
mezzo fa, descrivendo il felice connubio tra la Radio Vaticana e Internet, un vaticanista
italiano commentava: “Senza questa sua radio la Chiesa si ritroverebbe imbavagliata
e muta”. In effetti, se si confronta la crisalide dell’emittente pontificia di 79
anni addietro con la “farfalla” di ciò che è oggi la Radio del Papa basta uno sguardo,
e un ascolto, per capire cosa abbia rappresentato per la comunità cattolica internazionale
e non solo la possibilità di diffondere via etere, e oggi nelle mille forme del digitale,
la voce del Pontefice, il suo magistero, i contenuti della fede, ma anche la visione
cristiana della Chiesa sulle vicende del mondo. Certamente, non poteva esservi un’idea
definita di cosa avrebbe rappresentato lo “sfondamento” dei confini offerto da un
mezzo di comunicazione a un comunicatore per eccellenza come un Papa. Non poteva Pio
XI – quando, dalle 16,49 del 12 febbraio 1931, pronunciò le parole del primo radiomessaggio
vaticano della storia – avere la medesima consapevolezza del primo Papa eletto nel
21.mo secolo, Benedetto XVI, quando il 3 marzo 2006 si accostò al microfono della
“sua” Radio per celebrarne i 75 anni di vita: “Sì! La vostra
è la “buona battaglia della fede”, secondo le parole dell’apostolo Paolo, per diffondere
il Vangelo di Cristo (...) Nel mondo dei mezzi di telecomunicazione non mancano, come
sappiamo, anche voci contrastanti. E tanto più è importante che esista questa voce
che vuole realmente mettersi al servizio della verità di Cristo, e così mettersi al
servizio della pace e della riconciliazione del mondo”. Questi
impegni che permeano le fibre del lavoro redazionale e tecnico della Radio Vaticana
si colgono meglio alla luce dei numeri più recenti: 400 dipendenti, trasmissioni in
45 lingue, una dozzina di alfabeti, l’intero pianeta come target – grazie alla radiofonia
su satellite, oltre che su onda, e oggi grazie al web – ascolti e innumerevoli ri-ascolti,
grazie alla ritrasmissione dei programmi da parte di oltre mille radio locali e all’audio
scaricabile in podcast.Nel Messaggio per la prossima Giornata mondiale
delle comunicazioni sociali, il Papa ribadisce che “anche nel mondo digitale deve
emergere che l'attenzione amorevole di Dio in Cristo per noi non è una cosa del passato
e neppure una teoria erudita, ma una realtà del tutto concreta e attuale”. Quella
consapevolezza ancora sfumata 79 anni or sono in chi aveva aperto il primo microfono
al Papa è oggi ideale e prassi di lavoro il quale, come sottolineò Benedetto XVI nella
sua visita alla Radio del 2006, non può poggiare solo su una “solida preparazione
culturale” e su “tecnologia d’avanguardia”, ma sull’essere in sintonia con uno spirito
più alto: “Continuate, cari amici, ad operare nel grande
areopago della comunicazione moderna (…) Ma non dimenticate che, per portare a compimento
la missione affidatavi, occorre certo un’adeguata formazione tecnica e professionale,
ma è necessario soprattutto che coltiviate incessantemente in voi uno spirito di preghiera
e di fedele adesione agli insegnamenti di Cristo e della sua Chiesa”.