2010-02-12 12:28:45

I 79 anni della Radio Vaticana, voce del Papa e della Chiesa tra i territori del continente digitale


La Radio Vaticana compie oggi 79 anni. Dalla “Statio radiofonica” creata da Guglielmo Marconi per volontà di Pio XI all’emittente odierna sempre più flessibile e multimediale, sulla base delle continue evoluzioni aperte dal digitale e dal web, la Radio del Papa ha cambiato volto innumerevoli volte. Non ha cambiato mai lo spirito di fondo sintetizzato dai suoi Statuti: “Annunciare con libertà, fedeltà ed efficacia il messaggio cristiano”, collegare le Chiese locali con la Chiesa di Roma, diffondere il magistero del Papa. Il servizio di Alessandro De Carolis:RealAudioMP3

Un anno e mezzo fa, descrivendo il felice connubio tra la Radio Vaticana e Internet, un vaticanista italiano commentava: “Senza questa sua radio la Chiesa si ritroverebbe imbavagliata e muta”. In effetti, se si confronta la crisalide dell’emittente pontificia di 79 anni addietro con la “farfalla” di ciò che è oggi la Radio del Papa basta uno sguardo, e un ascolto, per capire cosa abbia rappresentato per la comunità cattolica internazionale e non solo la possibilità di diffondere via etere, e oggi nelle mille forme del digitale, la voce del Pontefice, il suo magistero, i contenuti della fede, ma anche la visione cristiana della Chiesa sulle vicende del mondo. Certamente, non poteva esservi un’idea definita di cosa avrebbe rappresentato lo “sfondamento” dei confini offerto da un mezzo di comunicazione a un comunicatore per eccellenza come un Papa. Non poteva Pio XI – quando, dalle 16,49 del 12 febbraio 1931, pronunciò le parole del primo radiomessaggio vaticano della storia – avere la medesima consapevolezza del primo Papa eletto nel 21.mo secolo, Benedetto XVI, quando il 3 marzo 2006 si accostò al microfono della “sua” Radio per celebrarne i 75 anni di vita:
 
“Sì! La vostra è la “buona battaglia della fede”, secondo le parole dell’apostolo Paolo, per diffondere il Vangelo di Cristo (...) Nel mondo dei mezzi di telecomunicazione non mancano, come sappiamo, anche voci contrastanti. E tanto più è importante che esista questa voce che vuole realmente mettersi al servizio della verità di Cristo, e così mettersi al servizio della pace e della riconciliazione del mondo”.
 
Questi impegni che permeano le fibre del lavoro redazionale e tecnico della Radio Vaticana si colgono meglio alla luce dei numeri più recenti: 400 dipendenti, trasmissioni in 45 lingue, una dozzina di alfabeti, l’intero pianeta come target – grazie alla radiofonia su satellite, oltre che su onda, e oggi grazie al web – ascolti e innumerevoli ri-ascolti, grazie alla ritrasmissione dei programmi da parte di oltre mille radio locali e all’audio scaricabile in podcast. Nel Messaggio per la prossima Giornata mondiale delle comunicazioni sociali, il Papa ribadisce che “anche nel mondo digitale deve emergere che l'attenzione amorevole di Dio in Cristo per noi non è una cosa del passato e neppure una teoria erudita, ma una realtà del tutto concreta e attuale”. Quella consapevolezza ancora sfumata 79 anni or sono in chi aveva aperto il primo microfono al Papa è oggi ideale e prassi di lavoro il quale, come sottolineò Benedetto XVI nella sua visita alla Radio del 2006, non può poggiare solo su una “solida preparazione culturale” e su “tecnologia d’avanguardia”, ma sull’essere in sintonia con uno spirito più alto:
 
“Continuate, cari amici, ad operare nel grande areopago della comunicazione moderna (…) Ma non dimenticate che, per portare a compimento la missione affidatavi, occorre certo un’adeguata formazione tecnica e professionale, ma è necessario soprattutto che coltiviate incessantemente in voi uno spirito di preghiera e di fedele adesione agli insegnamenti di Cristo e della sua Chiesa”.







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