Conto alla rovescia per l'inaugurazione dei 21.mi Giochi olimpici invernali a Vancouver
Si inaugurano oggi a Vancouver, in Canada, i XXI Giochi olimpici invernali. La cerimonia
di apertura avrà inizio davanti a circa 60 mila spettatori, quando in Italia saranno
le tre di notte. Sull’attività frenetica di queste ore e sugli imprevisti della vigilia,
Luca Collodi ha sentito don Mario Lusek, cappellano della squadra nazionale
italiana:
R. – A parte
la neve che non c’è, la sensazione è quella proprio di una nuova avventura in cui
ancora una volta vengono riproposti – come ci ha ricordato benissimo Papa Benedetto
– i valori dell’incontro tra le civiltà e del dialogo tra i popoli. Ci offre l’occasione
di mettere a confronto tradizioni, culture e storie e soprattutto quell’agonismo sano
che non è aggressività, che non è violenza, ma che è proprio partecipazione alla vita
degli altri.
D. – Don Lusek, lei sarà il cappellano
della nazionale italiana alle Olimpiadi italiane in Canada. Cosa pensa di fare?
R.
– A tutti gli atleti intanto consegneremo un piccolo fascicolo elaborato dal nostro
ufficio, e abbiamo preso in prestito proprio le frasi più significative che Papa Benedetto
ha utilizzato nei confronti dello sport in questi ultimi periodi: attraverso di esse,
vogliamo riproporre i valori eterni dello sport.
D.
– Don Lusek, il messaggio del Papa ancora una volta ribadisce l’interesse della Chiesa
per lo sport…
R. – Sì, questo è il terzo messaggio
che Benedetto indirizza al mondo olimpico: Pechino, Torino e Vancouver. E’ più che
essenziale, perché va subito al nocciolo dei problemi evidenziando la caratteristica
dello sport a livello mondiale: l’incontro, il dialogo e l’educazione, dando modelli
positivi e significativi alle giovani generazioni.
D.
– Non possiamo, però, nascondere che i Giochi invernali, come altre manifestazioni
sportive, siano anche occasioni commerciali ed economiche…
R.
– Non c’è dubbio. Senza esorcizzare il problema o addirittura rimuoverlo, noi siamo
lì, appositamente, come Chiesa per farci prossima e per dare un’anima al mondo dello
sport e a fare emergere invece quello che a volte è sepolto dalla generalizzazione
della dinamica economica e dalla pervasività dell’economica all’interno dello sport.
E quindi, se ci sono presenze educative significative, come anche quella della Chiesa,
sicuramente non saranno sepolti definitivamente i valori tradizionali dello sport.
D.
– Secondo lei, gli atleti cercano i cappellani delle varie nazionali?
R.
– Io ho notato che non c’è indifferenza verso la presenza del sacerdote, oppure rifiuto
o ostilità. E poi, ci sono tutte le dinamiche che un prete vive nella sua parrocchia,
nella sua comunità, con incontri diretti, con momenti di confronto… Esiste dunque
la ricerca del cappellano: non in maniera così massiccia, perché l’evento olimpico
porta ad una razionalizzazione dei tempi. I tempi sono strettissimi, sia per le gare
sia per gli allenamenti sia per altri tipi di momenti. All’interno di queste dinamiche,
ci inseriamo anche noi.
D. – Qual è la sua previsione
per la nazionale italiana, a questi Giochi?
R. –
Dicono che non sia una stagione positiva, però credo che ogni evento vada vissuto
con ottimismo e con fiducia, e quindi che non ssia tanto il numero delle medaglie
che qualifica una spedizione, anche se quelle sono importanti… Ci sono tempi di semina
e tempi di raccolta: questo potrebbe essere un tempo di semina che faccia prevedere
una raccolta significativa. (Montaggio a cura di Maria Brigini)