Presentata la visita del Papa di domenica prossima ai centri Caritas di Roma nell'ambito
dell'Anno di lotta alla povertà e all'esclusione sociale in Europa
Si è tenuta questa mattina nella Sala Marconi della Radio Vaticana la conferenza stampa
di presentazione del programma della visita del Papa ai centri della Caritas diocesana
di Roma, in programma per domenica prossima. Il Santo Padre visiterà uno dei luoghi
simbolo della solidarietà della capitale, aderendo idealmente e concretamente all’Anno
di lotta alla povertà e all’esclusione sociale che l’Unione Europea ha proclamato
per il 2010. A mons. Enrico Feroci, direttore della Caritas diocesana di Roma,
Davide Dionisi ha chiesto il significato di questo incontro di Benedetto XVI
con i poveri:
R. – Innanzitutto,
un incoraggiamento, quindi un riconoscere la ricchezza di tante persone che si mettono
a servizio dei poveri. E’ come se lui dicesse: “La mia presenza vi incoraggia”. Il
secondo aspetto mi sembra riguardi il discorso pedagogico, un discorso che il Papa
ci fa con il suo gesto: “Lo faccio io e quindi se lo faccio io cercate di farlo anche
voi”. Pedagogicamente ci insegna ad essere anche noi attenti agli ultimi e ai poveri.
D.
– Come avete preparato la visita del Santo Padre?
R.
– Da un punto di vista tecnico-pratico, è stato ovviamente tutto un susseguirsi di
impegni pratici per arrivare a far sì che sia un momento significativo e bello e soprattutto
tranquillo. Un momento in cui il Santo Padre possa rendersi conto dell'attività, ma
anche per coloro che metteremo al centro dell’attenzione, soprattutto i poveri, coloro
che beneficiano abitualmente dell’ostello, in modo che ci sia un incontro tra loro
e il Santo Padre. Da un punto di vista spirituale, è ovvio che sia presente la nostra
preghiera, la nostra attenzione, la nostra sensibilizzazione. Abbiamo scritto continuamente
alle persone, ai volontari, agli operatori, a coloro che usufruiscono delle strutture
di essere attenti a questa realtà.
Davide Dionisi ha
chiesto a mons. Vittorio Nozza, direttore di Caritas Italiana, quale sia l'importanza
di poter ricorrere ai centri Caritas da parte delle persone in difficoltà:
R. – Da una
parte, il bello di essere colti sul territorio, di trovare un luogo di ascolto e di
accoglienza, di trovare un pezzo di pane, ma soprattutto di trovare comunque un gesto,
una relazione, un’appartenenza al territorio ed in questo caso alla comunità che,
credendo in Dio e credendo in un Dio che è Amore, non può che manifestare poi tutta
una serie di gesti e di azioni.
D. – Al di là degli
intenti dell’Unione Europea, le notizie non sembrano molto confortanti, almeno dai
dati che pervengono. Che cosa manca ancora agli Stati Europei, secondo lei, per un
impegno più concreto?
R. – Penso sia importante che
entrino nell’ottica d’individuare almeno tre grandi attenzioni su cui misurare le
proprie forze ed anche condividerle: il lavoro – che è l’elemento base, l’elemento
strutturale della vita di ogni persona - il contesto familiare, che contempla la presenza
del piccolo, dell’anziano, della persona in salute precaria, del disabile e chi ha
bisogno di garanzie tali che gli permettano di vivere con serenità la propria realtà
di vita. E poi, in modo particolare, quel fenomeno, che purtroppo stiamo cogliendo,
di una contrazione del tessuto sociale, quando invece bisognerebbe incrementare, aumentare
la solidarietà garantita all’interno del territorio, a cui si aggiunga quella solidarietà
da complementare a quanto gli Stati, le politiche sociali in ogni Stato dovrebbero
in un certo senso garantire come tessuto base su cui costruire poi la vita dignitosa
di ognuno. (Montaggi a cura di Maria Brigini)