Ottantuno anni fa, con la firma dei Patti Lateranensi, nasceva lo Stato della Città
del Vaticano
Un anniversario importante, oggi, per la Chiesa universale: compie 81 anni lo Stato
della Città del Vaticano. L’11 febbraio del 1929, i Patti Lateranensi hanno suggellato
il mutuo riconoscimento tra Regno d’Italia e Stato Vaticano, ponendo fine alle tensioni
sorte all’indomani dell’Unità d’Italia. Il servizio di Amedeo Lomonaco:
L’antica
distinzione tra Chiesa e Stato è sfociata nella realizzazione storica di un nuovo
paradigma con la firma, l’11 febbraio del 1929, dei Patti Lateranensi. In un contesto
europeo, segnato da derive totalitarie, il Trattato del Laterano ha riconosciuto l’esigenza
di garantire alla Sede Apostolica piena libertà di svolgimento del suo servizio a
favore della Chiesa universale. Con il ritorno della democrazia, i Patti Lateranensi
si sono poi rivelati appropriati anche per nuovi contesti e modelli politici. Ancora
oggi, le garanzie contemplate nel Trattato appaiono funzionali per assicurare la libertà
istituzionale all’organo di governo della Chiesa universale. Dal momento della sua
nascita – ricorda l’Osservatore Romano – lo Stato della Città del Vaticano ha svolto
un servizio prezioso e insostituibile per la Santa Sede, assicurandole un crescente
complesso di risorse e servizi che risultano “sempre più necessari per agire nella
realtà contemporanea”. Per renderlo più aderente alla società di oggi, il testo del
Concordato lateranense ha poi subito delle modificazioni con l’Accordo di Villa Madama
del 18 febbraio 1984, che ha risposto ai principi della Costituzione italiana del
1948 e agli insegnamenti del Concilio Vaticano II assicurando al tempo stesso la laicità
dello Stato.
Come sottolinea ancora il quotidiano
della Santa Sede, uno Stato autenticamente laico, come quello delineato dalla Costituzione
italiana, “non può limitarsi a garantire l’immunità da coercizioni esterne in materia
di coscienza ma, nel rispetto dell’eguaglianza senza discriminazioni, deve favorire
la positiva esplicitazione delle scelte religiose da parte di individui e comunità”.
All’Accordo di Villa Madama sono seguiti, scrive l'Osservatore, risultati “apprezzabili
e apprezzati”, anche se “non del tutto raggiunti”. L’auspicio è che, portando a compimento
il disegno normativo, si dia “piena attuazione all’articolo 11 riguardante l’assistenza
spirituale nelle strutture di convivenza obbligatoria”. “La Repubblica italiana –
afferma tale articolo – assicura che l’appartenenza alle forze armate, alla polizia,
o ad altri servizi assimilati, la degenza in ospedali, case di cura o di assistenza
pubbliche, la permanenza negli istituti di prevenzione e pena non possono dar luogo
ad alcun impedimento nell’esercizio della libertà religiosa e nell’adempimento delle
pratiche di culto dei cattolici”. Ma tale diritto alla libertà religiosa, se non è
aiutato da disposizioni dirette a renderlo concretamente esercitabile, rischia di
rimanere “una mera affermazione di principio”.