Laurea honoris causa al cardinale Tarcisio Bertone in Polonia. La lectio magistralis
sul tema "democrazia e Chiesa"
“Democrazia e Chiesa”: il titolo della lectio magistalis che il cardinale segretario
di Stato, Tarcisio Bertone, ha tenuto questa mattina alla Pontificia Facoltà Teologica
presso l’Università di Wroclaw, in Polonia, in occasione del conferimento al porporato
della Laurea honoris causa. La cerimonia è stata preceduta da una celebrazione
eucaristica nella cattedrale cittadina di San Giovanni Battista. Il servizio di Roberta
Gisotti:
Un tema
certo di grande attualità. Il cardinale Bertone è partito dalla definizione di diritti
umani detti “universali non perché approvati e riconosciuti da maggioranze parlamentari
e della pubblica opinione”, ma perché riferiti alla natura dell’essere umano, inalterata
“nel mutare delle condizioni sociali e storiche”. Altra cosa è parlare di diritti
individuali – ha chiarito il porporato – “trasformando desideri da soddisfare in diritti”
senza fondamento universale. Il cardinale Bertone si è chiesto
poi se il principio della sovranità popolare, fondante le moderne democrazie elettive,
si possa applicare anche alla Chiesa, considerato “quanto sia differente la natura”
di Stato democratico e di Chiesa. Diverse le origini e i fini assegnati, sebbene “non
manchino - ha osservato - anche nella Chiesa elementi di forte affinità “che la fanno
respirare democraticamente”, a partire dalla “centralità della persona umana”: e non
c’è dubbio – ha detto – che “un impulso decisivo” in tal senso sia arrivato dal Concilio
Vaticano II. Ma la Chiesa non può diventare una democrazia,
ha sostenuto il segretario di Stato vaticano, sebbene diversi movimenti oggi ne reclamino
la “democratizzazione” “per passare da una Chiesa considerata paternalistica”, “calata
giù dall’alto”, “ad una Chiesa-comunità”. A queste critiche e aspirazioni corrisponde
“una Chiesa che si costituisce attraverso discussioni, accordi, decisioni e che, nel
dibattito, fa emergere ciò che può essere richiesto al fedele”. E “anche la liturgia
non sfugge a questo processo, in quanto non deve corrispondere ad uno schema previo
già stabilito”, ma sorgere “ad opera della comunità per la quale viene celebrata”.
“Di questo passo – ha spiegato il cardinale Bertone – può diventare un ostacolo anche
la Sacra Scrittura”, che viene pure affrontata con ampia libertà di scelta. Una Chiesa,
frutto di autodeterminazione democratica pone però precise domande: “A chi spetta
il diritto di prendere decisioni? Su quale base ciò avviene?”. “Una Chiesa che riposi
solamente sulle decisioni della maggioranza diventa una Chiesa puramente umana, ridotta
al livello di ciò che è fattibile e plausibile”, “dove l'opinione sostituisce la fede.”
Allora, come “superare una simile crisi?". Il cardinale Bertone
ha indicato anzitutto la via della “comunione” ecclesiale, facendo e decidendo assieme,
perché – ha sottolineato – convocati da Cristo a costruire la Chiesa per annunciare
la salvezza del mondo, puntando sulla testimonianza piuttosto che sulla rappresentanza.
Ecco che il rapporto tra vescovi e fedeli non può essere risolto in termini “di controllo
di potere”, quanto “di esperienza di comunione”. “La comunione, tuttavia, se non vuole
ridursi a un’espressione solo sentimentale e perciò facilmente eludibile – ha concluso
– esige dai vescovi di vivere in comunione con i propri fedeli, collaborando in tutti
i settori della vita ecclesiale”. Prima di pronunciare la lectio
magistralis, il cardinale Bertone aveva celebrato una Messa nella Cattedrale di
Wroclaw, sottolineando nell’odierna Giornata mondiale del malato, festa della Beata
Vergine di Lourdes, il modello di Maria, che “in quel luogo benedetto” è veramente
la “Consolatrice” degli infermi. Poi, l’invito a tutti i presbiteri in questo Anno
sacerdotale a confidare sempre sullo sguardo premuroso di Maria, “quando sentiamo
– ha detto – tutto il contrasto con i nostri limiti e le nostre fragilità” e “in certi
momenti di particolare difficoltà o stanchezza, possiamo anche sperimentare qualcosa
di analogo a ciò che accadde nelle nozze di Cana: il vino scarseggia, cioè il fervore
e la gioia interiore dei primi anni di sacerdozio possono affievolirsi; le trascuratezze,
specialmente nella preghiera, portano il cuore a una certa aridità; emerge un senso
di insoddisfazione e di frustrazione...” “Allora – ha concluso – non abbiamo paura!
Solo, preoccupiamoci sempre che nella nostra vita siano sempre presenti il Signore
Gesù e Maria, Madre sua e nostra”.