2010-02-11 14:28:56

Laurea honoris causa al cardinale Tarcisio Bertone in Polonia. La lectio magistralis sul tema "democrazia e Chiesa"


“Democrazia e Chiesa”: il titolo della lectio magistalis che il cardinale segretario di Stato, Tarcisio Bertone, ha tenuto questa mattina alla Pontificia Facoltà Teologica presso l’Università di Wroclaw, in Polonia, in occasione del conferimento al porporato della Laurea honoris causa. La cerimonia è stata preceduta da una celebrazione eucaristica nella cattedrale cittadina di San Giovanni Battista. Il servizio di Roberta Gisotti: RealAudioMP3

Un tema certo di grande attualità. Il cardinale Bertone è partito dalla definizione di diritti umani detti “universali non perché approvati e riconosciuti da maggioranze parlamentari e della pubblica opinione”, ma perché riferiti alla natura dell’essere umano, inalterata “nel mutare delle condizioni sociali e storiche”. Altra cosa è parlare di diritti individuali – ha chiarito il porporato – “trasformando desideri da soddisfare in diritti” senza fondamento universale.
 
Il cardinale Bertone si è chiesto poi se il principio della sovranità popolare, fondante le moderne democrazie elettive, si possa applicare anche alla Chiesa, considerato “quanto sia differente la natura” di Stato democratico e di Chiesa. Diverse le origini e i fini assegnati, sebbene “non manchino - ha osservato - anche nella Chiesa elementi di forte affinità “che la fanno respirare democraticamente”, a partire dalla “centralità della persona umana”: e non c’è dubbio – ha detto – che “un impulso decisivo” in tal senso sia arrivato dal Concilio Vaticano II.
 
Ma la Chiesa non può diventare una democrazia, ha sostenuto il segretario di Stato vaticano, sebbene diversi movimenti oggi ne reclamino la “democratizzazione” “per passare da una Chiesa considerata paternalistica”, “calata giù dall’alto”, “ad una Chiesa-comunità”. A queste critiche e aspirazioni corrisponde “una Chiesa che si costituisce attraverso discussioni, accordi, decisioni e che, nel dibattito, fa emergere ciò che può essere richiesto al fedele”. E “anche la liturgia non sfugge a questo processo, in quanto non deve corrispondere ad uno schema previo già stabilito”, ma sorgere “ad opera della comunità per la quale viene celebrata”. “Di questo passo – ha spiegato il cardinale Bertone – può diventare un ostacolo anche la Sacra Scrittura”, che viene pure affrontata con ampia libertà di scelta. Una Chiesa, frutto di autodeterminazione democratica pone però precise domande: “A chi spetta il diritto di prendere decisioni? Su quale base ciò avviene?”. “Una Chiesa che riposi solamente sulle decisioni della maggioranza diventa una Chiesa puramente umana, ridotta al livello di ciò che è fattibile e plausibile”, “dove l'opinione sostituisce la fede.”
 
Allora, come “superare una simile crisi?". Il cardinale Bertone ha indicato anzitutto la via della “comunione” ecclesiale, facendo e decidendo assieme, perché – ha sottolineato – convocati da Cristo a costruire la Chiesa per annunciare la salvezza del mondo, puntando sulla testimonianza piuttosto che sulla rappresentanza. Ecco che il rapporto tra vescovi e fedeli non può essere risolto in termini “di controllo di potere”, quanto “di esperienza di comunione”. “La comunione, tuttavia, se non vuole ridursi a un’espressione solo sentimentale e perciò facilmente eludibile – ha concluso – esige dai vescovi di vivere in comunione con i propri fedeli, collaborando in tutti i settori della vita ecclesiale”.
 
Prima di pronunciare la lectio magistralis, il cardinale Bertone aveva celebrato una Messa nella Cattedrale di Wroclaw, sottolineando nell’odierna Giornata mondiale del malato, festa della Beata Vergine di Lourdes, il modello di Maria, che “in quel luogo benedetto” è veramente la “Consolatrice” degli infermi. Poi, l’invito a tutti i presbiteri in questo Anno sacerdotale a confidare sempre sullo sguardo premuroso di Maria, “quando sentiamo – ha detto – tutto il contrasto con i nostri limiti e le nostre fragilità” e “in certi momenti di particolare difficoltà o stanchezza, possiamo anche sperimentare qualcosa di analogo a ciò che accadde nelle nozze di Cana: il vino scarseggia, cioè il fervore e la gioia interiore dei primi anni di sacerdozio possono affievolirsi; le trascuratezze, specialmente nella preghiera, portano il cuore a una certa aridità; emerge un senso di insoddisfazione e di frustrazione...” “Allora – ha concluso – non abbiamo paura! Solo, preoccupiamoci sempre che nella nostra vita siano sempre presenti il Signore Gesù e Maria, Madre sua e nostra”.







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