Europarlamento: risoluzione sui diritti delle donne "nasconde" contraccezione ed aborto
A proposito della risoluzione sulla parità tra i sessi e i diritti delle donne, adottata
dall’Euroassemblea, il rappresentante maltese Simon Busuttil estende l’analisi dal
campo politico-istituzionale a quello sociale e culturale. Nel testo, costituito da
una ventina di “considerando” e da 41 paragrafi, - riferisce l'agenzia Sir - si fa
riferimento alle politiche volte a favorire la conciliazione tra vita professionale
e familiare, alla lotta contro la violenza domestica e alle molestie, al miglioramento
dei servizi per bambini e anziani, a maggiori opportunità formative e occupazionali
per le donne. Ma lo stesso documento afferma che le donne “dovrebbero avere il controllo
dei loro diritti sessuali e riproduttivi, segnatamente attraverso un accesso agevole
alla contraccezione e all’aborto”. “La risoluzione approvata, - afferma Busuttil -
benché priva di valore giuridico, viola il principio di sussidiarietà e, dove parla
di aborto, minaccia il diritto alla vita del nascituro. Qui c’è una battaglia culturale
da fare, oltre a quella cui siamo chiamati a compiere nelle istituzioni”. “Il gruppo
dei Popolari – tiene ad aggiungere – su questo tema ha dato indicazioni precise, anche
se con rammarico dobbiamo registrare tante defezioni. E d’altro canto occorre moltiplicare
le iniziative di discussione e di confronto, anche con le altre famiglie politiche,
per trovare dei punti di contatto su materie così rilevanti”. Dal canto suo l'eurodeputata
slovacca Anna Zaborska,osserva che con questa risoluzione “registriamo un segnale
negativo per la tutela della vita umana, e allo stesso tempo si va ben oltre le competenze
comunitarie, minacciando la sovranità degli Stati su materie come questa, legate alla
vita o alla famiglia”. Così “si lede il principio di sussidiarietà e si apre la porta
dell’Europa a una sorta di diritto di aborto. Questo non lo possiamo accettare”. L’esponente
slovacca al Parlamento Ue ribadisce la “necessità di impegnarsi, sia sul piano culturale
che educativo, per evitare questi risultati politici”. (R.P.)