Sri Lanka: sale la tensione politica. Appello di pace dei vescovi
Un gruppo di vescovi cattolici e protestanti invita la classe dirigente a “fermare
le violenze” e a collaborare per “mantenere la pace nel Paese” dopo le manifestazioni
contro i presunti brogli alle recenti elezioni che hanno sancito la vittoria del presidente
Rajapaksa. Nella capitale Colombo si registrano scontri fra simpatizzanti dell’opposizione
e sostenitori del governo; il fronte anti-Rajapaksa conferma la “battaglia legale”
contro “l’arresto arbitrario” del generale Sarath Fonseka. In questo quadro di tensioni
e scontri, sembra cadere nel vuoto l’appello di vescovi cattolici e protestanti che
chiedono la fine delle violenze e la pace, conquistata nei mesi scorsi dopo tre decadi
di guerra civile contro i ribelli delle Tigri tamil nel nord dello Sri Lanka. In un
comunicato congiunto ripreso dall'agenzia AsiaNews, i prelati affermano che “al popolo
è negata la comprensione oggettiva della realtà”, mentre i principi democratici vengono
infranti senza particolari remore. Essi denunciano il denaro eccessivo investito nella
campagna elettorale, che “solleva questioni etiche” nella qualità della classe dirigente,
alla guida di un Paese che “lotta per eliminare la povertà e garantire giustizia agli
sfollati della guerra”. In vista delle elezioni generali, i prelati auspicano “un
cambiamento nella cultura politica” che restituisca la “sovranità al popolo”. Essi
mostrano di avere a cuore le sorti dei profughi della guerra e della minoranza tamil,
che in molti casi non hanno potuto votare per “la mancanza di trasporti” e di vie
di collegamento adeguate. I vescovi cattolici e protestanti denunciano infine le violenze
e le intimidazioni contro gli oppositori e i giornalisti indipendenti. “Il presidente,
la classe politica, la società civile e i leader religiosi – concludono i prelati
– devono fissare i criteri per curare le tensioni che dilaniano il Paese e assicurare
giustizia e protezione per tutti”. (R.P.)