2010-02-10 15:32:18

Nuovi negoziati sul Sahara Occidentale


E’ iniziata oggi a New York, sotto l’egida dell’Onu, una nuova tornata di negoziati tra rappresentanti del Marocco e del Fronte Polisario, l’organizzazione per la Liberazione del Sahara Occidentale. All’avvio dei colloqui, che si concludono domani, ha espresso le sue felicitazioni il segretario generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-moon, che ha incoraggiato le parti a fare progressi sullo status del Sahara Occidentale ed il riconoscimento dei diritti del popolo saharawi. In quale momento cadono questi colloqui? Giancarlo La Vella ne ha parlato con Luciano Ardesi, esperto di questioni nordafricane:RealAudioMP3

R. – Si parte dalle risoluzioni del Consiglio di Sicurezza che da anni chiedono alle due parti di condividere una soluzione politica che consenta l’autodeterminazione del popolo saharawi. La novità è che la ripresa di questi colloqui avviene dopo un lungo sciopero della fame di una militante dei diritti umani, Aminatu Haidar, espulsa dal Sahara Occidentale e poi rientrata senza condizioni. Questo sciopero della fame ha messo in evidenza il caso del Sahara Occidentale - che si trascina ormai dal 1975 - e di un piano di pace rimasto inattuato da oltre 20 anni. La base dei colloqui è quella ormai conosciuta: il Marocco chiede che la soluzione politica sia quella dell’autonomia, mentre invece il Fronte Polisario non mette condizioni. Come risultato di questi colloqui, il Fronte chiede solo il rispetto della volontà popolare e che si arrivi quindi ad un referendum di autodeterminazione. Il Polisario è disposto a qualsiasi risultato porti la volontà popolare.
 
D. – Di fatto quali interessi ci sono su questa grande regione?
 
R. – Interessi sia economici che politici. L’interesse economico perché sappiamo che il Sahara Occidentale è un Paese completamente desertico ma molto ricco di risorse naturali: fosfati, ferro, probabilmente petrolio e poi ha le coste più pescose della facciata atlantica dell’Africa. Ci sono poi gli interessi politici: l’indipendenza del Sahara Occidentale non consentirebbe al Marocco di proiettarsi verso l’Africa subsahariana e questo è nel desiderio dell’Algeria, che ha su di sé le mire del Marocco - che sappiamo fin dall’indipendenza aver rivendicato tutta la parte del Sahara che comprende i confini dell’Algeria, del Mali e della Mauritania – e si creerebbe quindi uno squilibrio se dovesse confermarsi l’occupazione militare del Sahara occidentale da parte del Marocco.
 
D. – Attualmente, dal punto vista politico, la comunità internazionale com’è schierata nel riconoscimento del Sahara Occidentale?
 
R. – Diciamo che la gran parte degli Stati è favorevole all’autodeterminazione. Da oltre 20 anni l’Assemblea generale delle Nazioni Unite vota una risoluzione in cui considera il Sahara Occidentale una “questione di decolonizzazione”. E’ bene ricordare che quest’anno sarà il 50.mo anniversario dell’indipendenza africana ed il Sahara Occidentale è l’ultima colonia africana. All’interno del Consiglio di Sicurezza, invece, la Francia si oppone all’autodeterminazione del Sahara Occidentale per una questione geopolitica: ha scelto un’alleanza con il Marocco, nel quale mantiene ancora forti interessi sia politici che economici.
 
D. – Il riconoscimento del Sahara Occidentale potrebbe costituire l’avvio di un processo virtuoso per la sistemazione di tante questioni del Nord Africa?
 
R. – Sicuramente. La soluzione, in modo particolare l’indipendenza del Sahara Occidentale, consentirebbe innanzitutto di dare avvio all’unione del Maghreb arabo – che per il momento è bloccata proprio da questa questione – e consentirebbe a questi Paesi di affrontare sia i problemi economici e sociali sia uno dei grandi problemi che riguarda tutta l’area nordafricana, cioè quello di combattere il fondamentalismo islamico.







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