L'incontro di Benedetto XVI con una delegazione luterana. Intervista con la dr.ssa
Kathryn Johnson
Al termine dell’udienza generale, Benedetto XVI ha ricevuto una delegazione della
Chiesa evangelica luterana d'America. Il Papa ha ricordato i risultati finora raggiunti
nel dialogo tra cattolici e luterani auspicando nuovi passi sulla strada della piena
e visibile unità tra i cristiani. Il servizio di Amedeo Lomonaco:
Il Papa,
incontrando la delegazione della Chiesa evangelica luterana, ha detto che sin dall’inizio
del proprio Pontificato è stato incoraggiato dal fatto che “le relazioni tra cattolici
e luterani hanno continuato a svilupparsi, soprattutto a livello di una collaborazione
concreta al servizio del Vangelo”. Il Santo Padre ha ricordato che nell'Enciclica
“Ut unum sint” Giovanni Paolo II, riferendosi alle relazioni tra cattolici e luterani,
parla di “ritrovata fraternità”. L’auspicio di Benedetto XVI è che questo costante
dialogo, sia negli Stati Uniti sia a livello internazionale, possa contribuire “a
sviluppare le intese raggiunte finora”.
Un importante
compito restante – ha detto il Santo Padre – è di raccogliere “i risultati del dialogo
cattolico luterano”, iniziato in modo promettente dopo il Concilio Vaticano II. Per
costruire su quello che è stato realizzato insieme da quel momento, un ecumenismo
spirituale deve essere radicato “nella preghiera ardente e nella conversione a Cristo,
sorgente di grazia e verità”. Il Santo Padre ha poi rinnovato l’auspicio di Giovanni
Paolo II ricordando i passi compiuti nel suo Pontificato sulla strada “della piena
e visibile unità tra i cristiani”.
“Disponiamoci
ad essere aperti al Signore – ha affermato Benedetto XVI rievocando le parole di Giovanni
Paolo II in occasione dell’udienza ai vescovi della Chiesa luterana d’America del
26 settembre del 1985 - così che possa usare questo incontro per i suoi fini, per
conseguire l’unità che egli desidera”. Il Signore – ha concluso il Santo Padre – aiuti
“a far tesoro di quanto è stato realizzato finora e a promuoverne lo sviluppo”.
Si
chiude oggi a Roma, presso la sede del Pontificio Consiglio per la Promozione dell’Unità
dei Cristiani, un Simposio di tre giorni sull’ecumenismo. L’appuntamento ha voluto
fare un bilancio di 40 anni di dialogo ecumenico tra cattolici, luterani, anglicani,
riformati e metodisti, per cercare nuove vie verso l’unità dopo quasi 500 anni di
divisioni. Philippa Hitchen ha intervistato a questo proposito la dr.ssa
Kathryn Johnson, vice-segretaria generale per gli affari ecumenici della Federazione
luterana mondiale:
R. – It was
an unintended consequence of the Reformation, that the split became so … E’
stata una conseguenza non voluta della Riforma, il fatto che la spaccatura si sia
così radicata nella vita dei cristiani per mezzo millennio: non era questa l’intenzione
di Martin Lutero! E io credo che noi abbiamo, in qualche modo, questa particolare
responsabilità: lui, in realtà, ha sempre continuato a considerarsi, per molti aspetti,
parte della Chiesa cattolica fino a quando ciò è stato possibile. Diversamente, diciamo,
da come è stato per John Wesley o per Calvino, che sono arrivati dopo, quando la realtà
della divisione aveva cominciato a divenire stabile. Ci stiamo avvicinando a questo
anniversario – i 500 anni della divisione – con sentimenti contrastanti: ricordando
alcuni testimoni del Vangelo, ma anche con un senso di pentimento e di dispiacere
per i molti modi in cui abbiamo continuato a mantenere la nostra separazione. Ecco
perché non utilizzeremo la parola “celebrazione” per questo 500.mo anniversario: diremo
che lo “osserveremo”, ricordando alcuni aspetti, ma cercando anche di avere una consapevolezza
ecumenica delle difficoltà che questa divisione ha portato nella vita della Chiesa.
D.
– Celebriamo i 40 anni di progressi nel dialogo ecumenico: tra i frutti del dialogo
cattolico-luterano c’è la Dichiarazione congiunta sulla Giustificazione firmata più
di 10 anni fa. Oggi, a che punto è il dialogo?
R.
– Well, in the first place, “a decade ago” is not much time at all in the light … Intanto,
“più di dieci anni fa” non è un gran lasso di tempo, visto alla luce dei 500 anni
di storia di cui abbiamo parlato. Quindi, non credo che possa essere considerato sorprendente
che ancora ci interroghiamo sul significato di questo documento. Abbiamo detto che
in questo punto cruciale noi non troviamo nulla da condannare, gli uni negli altri!
Noi luterani stiamo ancora cercando di assimilare tutto questo: sicuramente tra di
noi si possono sentire sermoni o ascoltare lezioni di catechismo e di teologia che
non hanno accolto appieno il fatto che ora non ripetiamo più queste condanne. Ecco,
questa è una delle cose che stiamo facendo: stiamo ancora assimilando tutto ciò e
preghiamo per trovare la via per affrontare questi nuovi rapporti. Oggi stiamo facendo
tre cose, credo, nell’ambito del nostro dialogo. Stiamo continuando questo processo
di accoglienza: studiosi della Bibbia stanno lavorando insieme con i Metodisti ed
i Riformati, per accogliere il messaggio della Giustificazione ed inserirlo in un
contesto biblico improntato all’ecumenismo. Stiamo lavorando insieme sul significato
ecumenico di questo 500.mo anniversario, e nel nostro nuovo dialogo stiamo affrontando
i temi del Battesimo e della crescita nella comunione. Non si tratta, principalmente,
di un dialogo sul Battesimo ma è un dialogo che prende molto sul serio il vicendevole
riconoscimento del rispettivo Battesimo affinché da esso possiamo trarre conseguenze
per una crescita nella comunione che possiamo condividere appunto su questa base.
D.
– Come si fa per far giungere questo dialogo ai semplici fedeli perché diventi una
realtà vissuta?
R. – If I knew the answer to that,
the ecumenical movement… Se avessi la risposta a questa domanda, il movimento
ecumenico sarebbe molto più avanti! Una cosa di cui abbiamo certezza è che è estremamente
importante dare una buona formazione teologica: se questo sarà fatto con il clero
a livello locale, loro stessi potranno cambiare la vita delle singole congregazioni.
Vogliamo collaborare anche con nuovi leader a livello episcopale, perché ci piacerebbe
poter dare una formazione ecumenica a vari livelli. Ma fa sempre ancora una differenza
grandissima se l’esperienza di quelle persone che hanno vissuto nella diversità ecumenica
nell’ambito delle loro stesse famiglie, e ne hanno fatto anche un’esperienza positiva
nella loro Chiesa, viene considerata un’opportunità e anche una sfida per le loro
comunità!