2010-02-10 15:28:42

Il dramma delle foibe: ricordare gli orrori della storia


Non si possono dimenticare le drammatiche pagine legate alle foibe e all’esodo dall’Istria e dalla Dalmazia. E’ quanto ha affermato in occasione dell’odierna Giornata del ricordo dei martiri delle foibe, il presidente della Repubblica Italiana, Giorgio Napolitano, aggiungendo che si deve “rinnovare l’impegno comune del ricordo, della vicinanza, della solidarietà contro l'oblio e anche contro forme di rimozione diplomatica che hanno pesato nel passato e che hanno causato tante sofferenze”. Ricordare gli orrori della storia è dunque un imperativo morale come sottolinea, al microfono di Luca Collodi, anche Edoardo Bernkopf, figlio di profughi fiumani ed esperto del periodo storico delle foibe:RealAudioMP3

R. – Si tratta di una tragedia che ha colpito una parte importante della nostra popolazione, nel nostro Paese. E’ importante ricordare perché i testimoni diretti di quella tragedia sono in gran parte ormai mancati. Le nuove generazioni forse non hanno particolare interesse a ricordare, ad occuparsene. Ma dato che si tratta di una problematica che forse potrà rispuntare - tende a rispuntare nella storia in varie parti del mondo dove ci sono dei contrasti etnici, religiosi e quant’altro - è bene che si approfondiscano questi problemi in modo da evitare che in futuro possano ripetersi.
 
D. – La storia che pagine nuove ha aggiunto al dramma delle foibe?
 
R. – Più che pagine nuove, sono in fondo pagine che chi ha vissuto quella tragedia conosceva già. Forse non si è sottolineato abbastanza che si è trattato di una “pulizia etnica”, parola che abbiamo imparato a conoscere solo recentemente ma che in realtà si è consumata anche nel passato e si è consumata ai danni della popolazione italiana.
 
D. – Che testimonianze ha ricevuto sulle foibe?
 
R. – La nostra gente non ha amato dare risalto alla propria tragedia. Tutto sommato, questa tragedia, che ha colpito la popolazione italiana, è stata volutamente dimenticata ma anche i nostri profughi – e questo credo vada detto a loro onore – non hanno mandato messaggi di odio e di revanscismo relativamente alla propria tragedia, ma si sono semplicemente rimboccati le maniche ed hanno ripreso la loro vita, senza coltivare rancori, odi o desideri di rivincita magari violenta, come va di moda in varie parti del mondo, certe volte anche con il plauso di alcuni.
 
D. – Ci sono degli episodi che le sono stati raccontati di cui ha un ricordo particolare?
 
R. – Il ricordo più vivo è relativo anche ad un mio familiare, il quale aveva come unica colpa quella di aver servito l’esercito nazionale. Questi episodi di violenza ufficialmente si rivolgevano ai fascisti, ma di fatto si rivolgevano contro tutto quello che era italiano ed il fatto di aver portato una divisa o anche di aver ricoperto una carica pubblica, un incarico talvolta banale – come quello di maestro elementare – era talvolta sufficiente per essere considerato genericamente un fascista e quindi essere destinato alla fucilazione o all’infoibamento.
 
D. – Anche la Chiesa è stata colpita da questo periodo delle foibe…
 
R. – La Chiesa aveva una componente religiosa che era vista come nemica da parte di una milizia che aveva invece nella propria ideologia un solido ateismo. Sono molti i preti che sono finiti nelle foibe, anche eroicamente e magari dopo aver aiutato la popolazione – anche di etnia slava - ma a volte l’ideologia è cieca anche di fronte a questi comportamenti specchiati. (Montaggio a cura di Maria Brigini)







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