Haiti: 230mila i morti. La Caritas: non fermare la solidarietà
Il governo di Haiti ha corretto oggi al rialzo il bilancio dei morti causati dal sisma
del 12 gennaio scorso: le vittime sono circa 230.000, i feriti almeno 300.000. Si
procede intanto a pieno ritmo con gli aiuti umanitari. La Caritas italiana ha avviato
i lavori per la costruzione di 400 servizi igienici mobili nella capitale Port-au-Prince.
Nell’ultimo fine settimana nel solo campo di Petionville sono stati distribuiti inoltre
3.000 kit per l’allestimento di alloggi temporanei, in grado di ospitare 18.000 persone.
Paolo Beccegato, responsabile dell’Area Internazionale della Caritas, illustra
la situazione al microfono di Enrico Dal Bianco.
R. – Molti
bisogni restano ancora scoperti. Non bisogna dimenticare che è di quasi un milione
il dato riguardante coloro che hanno perso completamente la casa. Ci sono molti campi
profughi nella città di Port-au-Prince. Però anche molte persone – si parla di quasi
mezzo milione – avrebbero lasciato la capitale. Si stanno allestendo quindi dei campi
profughi anche in varie zone del Paese. Per questo non è semplice coordinare tutti
gli aiuti, anche se si procede con passi graduali e costanti verso una forma sempre
migliore di coordinamento e di copertura di tutto il territorio. D.
– Quale è lo stato d’animo prevalente della popolazione? R.
– Certamente c’è ancora rabbia in coloro che si sentono discriminati dalla macchina
degli aiuti o dimenticati, non raggiunti in modo adeguato. D’altra parte, abbiamo
anche moltissime forme di gratitudine e di solidarietà interna al Paese di persone
non colpite che aiutano quelli che hanno subito i danni di questo terremoto. D.
– Quale è la situazione igienico-sanitaria degli sfollati? R.
– I rischi maggiori, per esempio di epidemie o di pandemie più o meno gravi, per ora
sembrano sotto controllo. Queste persone vivono prevalentemente in tende, alcuni addirittura
non hanno ricevuto neppure la tenda e vivono in condizioni di grandissimo disagio.
Occorre quanto prima mettere soprattutto le persone più deboli – penso ai bambini
e alle persone che hanno subito danni alla spina dorsale – in condizioni di vivibilità
decenti. D. – Come procede il piano di assistenza? R.
– I governi stanno mettendo in campo dei grossi mezzi. E’ stata annunciata questa
cancellazione del debito estero di Haiti verso i Paesi del G7, che quindi porterebbe
una boccata di ossigeno – si parla di un miliardo e 200 milioni di dollari – alle
casse del governo del Paese caraibico. Quindi ci sono le premesse per un lavoro molto
consistente anche per quella che sarà la ricostruzione. Occorrerà vigilare molto perché
spesso ai proclami non seguono poi i fatti. Non bisognerà quindi abbassare l’attenzione
sia come operatori a livello umanitario, a livello sociale, ma anche in termini complessivi
di comunicazione.