Dialogo a Mindanao: cristiani e musulmani impegnati per la pace
“La pace a Mindanao parte del basso: occorre comunicare con la gente, informarla,
renderla partecipe dei contenuti dell’accordo di pace”: lo dichiara all’agenzia Fides
il padre Albert Alejo, responsabile esecutivo dei progetti “Consultazione a Mindanao”
e “Dialogo su Mindanao”, promossi dalla “Conferenza dei vescovi e ulema” delle Filippine.
Il primo progetto – una vera e propria “consultazione popolare” della gente della
vasta isola del Sud delle Filippine – si è appena concluso. Padre Alejo ha presentato
ufficialmente un rapporto con i risultati dell’indagine. Il rapporto traccia alcuni
punti essenziali per costruire un accordo di pace: “La sincerità, per vincere la sfiducia
della popolazione; la sicurezza per sconfiggere la paura; la sensibilità verso le
ferite lasciate dal conflitto; la solidarietà per realizzare il desiderio di tutti
a partecipare; la spiritualità, per il ruolo della fede e dei simboli religiosi; la
sostenibilità per le istituzioni”. Il progetto della consultazione popolare è stato
gestito in pieno accordo e a stretto contatto con l’Ufficio del Consigliere presidenziale
per il processo di pace del governo filippino. Ora si apre la seconda fase, quella
del “Dialogo su Mindanao”: “La consultazione – spiega padre Albert Alejo - sarà estesa
a livello nazionale per informare la gente sui passi e sui contenuti del processo
di pace. Finora i colloqui sono stati segreti e gli accordi calati dall'alto. Questa
è la ragione principale del fallimento. Oggi si cambia strategia”. “La sfida più grande
- sottolinea il gesuita - è l’informazione: se la gente conosce e comprende, allora
tutto è più facile. La pace è possibile: non so se sarà tecnicamente possibile siglare
un accordo prima delle elezioni, per evidenti motivi di carattere politico. Ma oggi
anche i ribelli del Fronte islamico Moro lo vogliono”. “In questa fase – conclude
padre Albert – la Conferenza dei vescovi e ulema è stata determinante: il ruolo dei
leader religiosi è molto importante, perché godono della fiducia della gente più dei
politici. Sono felice che cristiani e musulmani siano impegnati in questo percorso
e spero che in futuro il loro impegno continui”. (A.L.)