Colombia: contatti della Chiesa con le cosiddette “bande emergenti” per favorire la
pace
Dopo un incontro, lunedì scorso, tra il presidente della Colombia Alvaro Uribe e alcuni
rappresentanti della Conferenza episcopale, è stato annunciato che sarà la Chiesa
a prendere contatto con le cosiddette “bande emergenti”, gruppi di ex paramilitari
di destra, in passato militante delle Auc (Autodifese unite della Colombia ) con lo
scopo di aprire una strada alla pacificazione. L’auspicato dialogo con questi gruppi,
che tuttora operano in diverse regioni del Paese, secondo mons. Julio Cesar Vidal
Ortiz, vescovo di Montería, è più che possibile “oltre che ad essere necessario, poiché
loro stessi hanno dichiarato questa disponibilità all’avvicinamento e alla discussione”.
In tal senso, ha precisato il presule, il presidente Uribe “ha dato il suo avallo
affinché questi contatti possano continuare e dare dei frutti”. Per ora, si è detto,
già ci sono stati i primi colloqui, seppure preliminari con due di queste bande di
smobilitati dalle Auc: “Los Rastrojos” e “Los Paisas”. In passato questi contati erano
stati scartati da parte del governo perché si diceva che queste bande in realtà avessero
legami con il narcotraffico, come d’altra parte accade con i gruppi armati di sinistra
delle Farc e Eln. La Chiesa colombiana, che certamente non ignora questo intreccio,
anche perché in questo Paese tutto ciò che esiste e si muove fuori della legalità
inesorabilmente rientra nella rete della produzione ed esportazione della cocaina,
ritiene urgente la ricerca di alcuni accordi almeno di non-belligeranza allo scopo
di abbassare il tasso di violenza. Nel caso specifico di queste “bande emergenti”
è certo, secondo le autorità, che nel corso del 2009 sono rimaste coinvolte direttamente
o indirettamente in almeno 600 omicidi; lo stesso si può affermare negli altri 40
che già si sono registrati dall’inizio del 2010 ad oggi. Mentre mons. Vidal Ortiz
confermava che i primi contatti si trascinano da diversi mesi e che ora occorre dare
un’accelerata al processo per il bene della Colombia e del suo popolo, mons. Jaime
Prieto Amaya, vescovo di Cúcuta, ha spiegato che già sono all’opera gruppi di persone
(denominate in gergo “motori”) che cercano di stabilire canali con queste bande note
non solo per la loro natura violenta ma anche perché “mutanti”, e cioè capaci di camuffamenti
molto astuti. “Noi, in quanto Chiesa, ha concluso al margine dei lavori dell’Assemblea
plenaria dell’episcopato colombiano mons. Prieto Amaya, abbiamo il dovere, per la
pace e il bene di questo nostro popolo, di contattare chiunque, paramilitari, guerriglieri,
emergenti, mutanti, ecc. per lavorare da un’ottica pastorale in favore della pace
e della riconciliazione”. (A cura di Luis Badilla)