Il cardinale Antonelli: difendere il diritto dei bambini ad avere una madre e un padre
Oltre a parlare di diritti degli adulti, bisognerebbe parlare di uno specifico diritto
dei bambini: quello ad avere una madre e un padre. Lo ha affermato ieri il cardinale
Ennio Antonelli, presidente del Pontificio Consiglio per la Famiglia, al cospetto
delle centinaia fra vescovi sacerdoti, studiosi ed operatori pastorali che prendono
parte da ieri alla plenaria del dicastero, in programma fino a domani. Il servizio
di Alessandro De Carolis:
I figli hanno
bisogno di essere amati da una madre e un padre per poter crescere con una personalità
ben sviluppata e il divorzio non è mai senza conseguenze. Così aveva parlato il Papa
nell’udienza di apertura concessa ai partecipanti alla 19.ma plenaria del Pontificio
Consiglio per la Famiglia sul tema dei diritti dell’infanzia. Subito dopo, in apertura
dei lavori, il cardinale Ennio Antonelli, presidente del dicastero, ha fornito esempi
e cifre a sostegno dell’affermazione di Benedetto XVI. “In Francia – ha esposto –
i figli di genitori separati, nella percentuale del 25%, continuano a presentare,
anche a distanza di anni, problemi psicologici, di adattamento sociale e di rendimento
scolastico e lavorativo; costituiscono il 50% dei tossicomani e l’80% dei ricoverati
in psichiatria”. In questo contesto di “Non-famiglia”, come lo ha definito il porporato
– ovvero una “famiglia disgregata, incompleta, ricomposta, ridotta a convivenza di
fatto etero o omosessuale” – le conseguenze, ha sostenuto, portano "sofferenza e danni
fisici, psicologici, sociali, economici, oltre che etici e religiosi”. Il
cardinale Antonelli ha presentato anche dei dati riguardanti gli Stati Uniti. Lì,
ha detto, “i figli cresciuti senza la presenza paterna costituiscono il 60% degli
stupratori, il 63% dei giovani suicidi, il 69% delle vittime di abusi sessuali, il
72% degli adolescenti omicidi, l’85% dei giovani in carcere, il 90% dei senza fissa
dimora”. Dati “riportati dalla stampa, da verificare ancora rigorosamente, ma comunque
impressionanti”, ha commentato il presidente del dicastero pontificio, che ha osservato
riecheggiando Benedetto XVI: “Si parla tanto dei diritti degli adulti; è ora di dare
la priorità ai diritti dei bambini. Non diritto degli adulti ad avere un figlio o
a non averlo a qualsiasi costo; ma diritto del bambino ad avere un padre e una madre
che si amano e lo amano, a crescere insieme con loro”, o eventualmente, ha precisato,
“ad essere adottato da una coppia formata da un uomo e una donna”. “Se si guardassero
le cose dal punto di vista dell’interesse del bambino - ha proseguito - cambierebbe
la percezione del divorzio, della procreazione artificiale, della pretesa di singles
e di coppie omosessuali all’adozione, della priorità data alla professione e alla
carriera, dell’organizzazione del lavoro, di tante altre cose ancora”. “Nella prospettiva-bambini
– ha osservato il cardinale Antonelli – verrebbe a cadere ogni motivo per concedere
il matrimonio o un qualsiasi riconoscimento pubblico a una coppia omosessuale, che
rimarrebbe così collocata tra le varie forme private di relazioni interpersonali.
Il matrimonio, invece, da un punto di vista civile, risalta nel suo pieno significato
in rapporto ai figli e al futuro della società, come istituzione di protezione e di
ordinato sviluppo. “E’ soltanto a motivo dei bambini – ha concluso il porporato –
che le relazioni sessuali diventano importanti per la società e degne di essere prese
in considerazione da una istituzione legale”. Non meno incisivi sono stati
i numeri offerti, su un altro aspetto dell’infanzia sofferente, dall’arcivescovo Silvano
Maria Tomasi, osservatore della Santa Sede presso l’Onu di Ginevra. “Ogni 5 secondi
– ha riferito – un bambino muore come risultato di malattie che si possono prevenire
o trattare e di malnutrizione. Sono milioni i bambini a cui non è permesso di nascere”.
Circa 200 milioni di bambini, ha ulteriormente spiegato, “sono costretti a lavorare,
e metà di questi in condizioni che mettono a rischio la loro salute e la loro vita”,
mentre 100 milioni “non hanno accesso all’educazione, e due terzi di questi sono bambine”,
e altri 270 milioni “non hanno accesso a cure mediche”.