Shazia e la violenze sulle donne cristiane in Pakistan
La triste vicenda di Shazia – la ragazza cristiana violentata, torturata e uccisa
dal suo datore di lavoro, un ricco avvocato musulmano di Lahore – “riporta all’attenzione
dell’opinione pubblica e della comunità internazionale le violenze sulle donne in
Pakistan, specialmente sulle lavoratrici cristiane”, dicono a Fides fonti della Chiesa
in Pakistan. Secondo l’Ong pakistana “Alleanza contro la Violenza Sessuale” (“Alliance
Against Sexual Harassment”), il 91% delle lavoratrici domestiche dice di aver subito
abusi o violenze sessuali. In più “Shazia, che era giovane e appartenente a una comunità
religiosa di minoranza era particolarmente vulnerabile”, nota l’Ong. Secondo l’organizzazione,
ogni anno le denunce di casi simili sono numerose e riguardano anche veri e propri
sequestri, subiti da tali lavoratrici: spesso vengono strappate alle famiglie cristiane,
costrette a sposare ricchi uomini di affari e a convertirsi all’islam. Nel 2009 i
casi denunciati di violenze contro le donne (cristiane e non) sono aumentati del 13%,
nota la Fondazione “Aurat”, attiva da oltre 20 anni nella difesa della donna in Pakistan.
E molti casi restano sconosciuti perché non registrati. Secondo i dati forniti dalla
Fondazione, nel 2009 vi sono stati 1.052 omicidi di donne, 71 casi di stupro con omicidio,
352 stupri, 265 stupri di gruppo, 1.452 casi di torture, 1.198 sequestri. Alcuni di
questi casi riguardano perfino delle bambine, come il recente episodio di una bimba
di 4 anni violentata e uccisa il 31 gennaio scorso in un villaggio nell’area di Faisalabad,
in Punjab. “La situazione è preoccupante”, notano le fonti di Fides. “La discriminazione
sociale contro le minoranze religiose è diffusa, in particolare sono molti gli abusi
sulle donne, perpetrati da gruppi militanti islamici ma anche da esponenti della media
borghesia, come è accaduto nel caso di Shazia. Il governo deve adottare seri provvedimenti
per garantire la libertà e i diritti delle donne in Pakistan”. (R.P.)