Ha avuto una vasta eco la proposta, lanciata nei giorni scorsi, dal presidente del
Coni (Comitato Olimpico Nazionale Italiano) Gianni Petrucci di sanzionare le bestemmie
pronunciate sui campi di calcio. Condannato in tv, il fenomeno è sempre più visibile,
anche grazie alle numerose telecamere poste sul terreno di gioco. Benedetta Capelli
ha intervistato lo stesso Gianni Petrucci:
R. – Ormai
le televisioni riportano ogni gesto, ogni labiale nelle nostre case e quello che non
si può sopportare è che di fronte a questi turpiloqui nessuno intervenga. Allora ho
fatto presente, durante la Giunta del Coni, al presidente della Federcalcio, Abete,
di intervenire presso le società e presso i presidenti per fare in modo che questi
giocatori - che peraltro dovrebbero essere di esempio ai nostri giovani, ai nostri
ragazzi, ai nostri figli - eliminino il fenomeno della bestemmia. Quello che io vedo
- e che mi fa sorridere ogni tanto - è che quando i giocatori entrano in campo si
fanno 4-5 segni della Croce, si inginocchiano, alzano gli occhi al cielo e poi alla
prima espulsione, al primo fischio che loro ritengono ingiusto nei confronti della
propria squadra, si vedono questi pessimi labiali. D. – Un
mondo del calcio che, però, non è immune da fenomeni discutibili come i cori razzisti
od episodi di intolleranza… R. – Io non voglio adesso puntare
l’indice contro il mondo del calcio. Il mondo del calcio ha una popolarità tale per
cui è sempre sotto gli occhi di tutti e sulle pagine dei giornali. E’ chiaro che un
fenomeno così popolare che cattura l’audience e l’attenzione di milioni di persone
ovviamente è sotto una lente di ingrandimento maggiore. Il mondo del calcio fa anche
tante belle cose ed ogni settimana lancia dei messaggi sulla pace, sulla solidarietà,
contro la droga. Perché rovinare un fenomeno così emozionante, senza che nessuno intervenga
su queste cose? In ogni caso non mi fermerò qui: laddove io seguitassi a vedere queste
cose e gli arbitri non intervenissero, sarei anche disposto a fare nomi e cognomi.
D. – Al vaglio c’è qualche misura concreta? R.
– Le misure concrete sono quelle di fare appello agli arbitri, agli addetti alla regolarità
dei diversi campionati ad intervenire laddove sentissero qualcosa. Non è che la domenica
ci deve essere una gara meticolosa contro chi proferisce parole ingiuriose: si deve
cercare di fare appello alla propria coscienza per dare degli insegnamenti veramente
educativi ai nostri ragazzi. D. – Nel messaggio per le prossime
Olimpiadi di Vancouver, il Papa ha parlato dello sport come la base per costruire
la pace e l’amicizia tra le persone e le nazioni… R. – Lo abbiamo
molto apprezzato il messaggio del Santo Padre proprio a coloro che parteciperanno
ai Giochi Olimpici di Vancouver e noi saremo lì con la nostra delegazione. Noi siamo
stati la prima delegazione – non per merito mio, ma dei miei predecessori – che abbiamo
voluto un sacerdote insieme ai nostri ragazzi. E questo proprio perché il sacerdote
non è utile solamente come confessore o come padre spirituale, ma perché avere la
figura di un sacerdote che ti ricordi i veri valori della vita, credo sia una cosa
importante. E poi ripeto, ci sono tante belle vittorie nella vita, ma la vittoria
più importante è proprio quella di salvare le nostre anime.