2010-02-07 15:43:41

Urne aperte in Ucraina per il ballottaggio tra Iushenko e Timoshenko


Urne aperte in Ucraina per il ballottaggio delle elezioni presidenziali, le prime dopo la rivoluzione arancione del 2004 che portò poi al potere l'attuale capo dello Stato Viktor Iushenko. A sfidarlo è la premier filo-occidentale Iulia Timoshenko. Circa 4 mila gli osservatori stranieri giunti nel Paese per vigilare sulla regolarità del voto. L’Ocse ha escluso il pericolo di brogli. Il servizio di Giuseppe D’Amato: 00:01:16:63

La grande attesa è per stasera quando i seggi verranno chiusi. Sei saranno gli exit poll di vari istituti. Al primo turno diedero dati risultati non corretti, quasi tutti con margini d’errore troppo ampi. Questo elemento è destinato ad infervorare ulteriormente gli animi già abbondantemente accesi. Gli scambi di accuse tra i due candidati durante la campagna elettorale sono stati durissimi. Il fango versato non ha spesso permesso di discutere dei veri problemi di un Paese, con due anime – una russofona, l’altra mitteleuropea. Il presidente uscente Jushenko ha promesso di garantire votazioni regolari e democratiche. Si teme che il candidato sconfitto porti in piazza, con la scusa dei brogli, i suoi sostenitori, come avvenne nell’autunno 2004. Le previsioni della vigilia danno Viktor Janukovich in testa, ma Julija Timoshenko, grazie alla straordinaria abilità mediatica, sarebbe in recupero. Al primo turno la differenza è stata di ben 10 punti. Schiere di superpagati consiglieri stranieri hanno curato l’immagine dei due candidati. Russia, Stati Uniti ed Unione europea osservano la situazione con preoccupata attenzione. L’Ucraina è un Paese strategico per il transito di gas e petrolio tra Est ed Ovest ed è la “porta” dello spazio ex sovietico. La speranza è che il voto porti in futuro stabilità negli approvvigionamenti. Janukovich spinge per sancire un patto in modo che russi ed europei rinuncino alla costruzione di oleodotti che bypassino l’Ucraina. La Timoshenko è per rivedere tutti i contratti firmati. L’ex repubblica sovietica vive una gravissima crisi economica ed ha evitato il default grazie a prestiti internazionali. Il prossimo presidente sarà costretto a decisioni impopolari.
  





  







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