Costa Rica al voto per le presidenziali. Favorita una donna, Laura Chinchilla
Oltre due milioni e 800 mila persone chiamate oggi al voto in Costa Rica per eleggere
il presidente, due vicepresidenti e 57 deputati che integrano l’Assemblea Nazionale.
Il Costarica, abitato da circa quattro milioni e mezzo di persone, è un piccolo Paese
nel cuore del Centro America, tra i più sviluppati della regione. Non dispone di esercito
e l’ordine pubblico è affidato alle forze di polizia, composte da oltre 12 mila agenti.
Sono 6 i candidati alla più alta carica dello Stato ma solo due aspiranti presidenti
sembrano avere, secondo i sondaggi, concrete possibilità di vittoria. Sulla tornata
elettorale ascoltiamo al microfono di Amedeo Lomonaco il nostro collega Luis
Badilla, esperto di questioni latinoamericane:
R.
– Vince il candidato che ottiene più del 40 per cento dei voti e quindi non è costretto
al ballottaggio. La situazione dovrebbe definirsi fra i due candidati più favoriti:
la signora Laura Chinchilla, delfino del presidente uscente Oscar Arias, che tutti
i sondaggi danno come favorita anche al primo turno e in seconda battuta Otton Solis,
del partito di Azione Cittadina di centro sinistra.
D.
– Quali sono le sfide e come intendono affrontarle?
R.
– Non è che ci siano particolari differenze nei programmi di questi due candidati.
Appare molto più decisa la candidata che tutti danno per favorita perché ha impostato
la sua campagna soprattutto affrontando la questione economica, la crisi internazionale
e le conseguenze che ha avuto in Costa Rica, Paese che vive sostanzialmente del turismo.
L’altro candidato invece, Otton Solis, ha dato un’impronta più sociale alle sue proposte,
si è preoccupato innanzitutto della terribile iniquità sociale.
D.
– Quanto può incidere sull’esito del voto il fatto che per la prima volta una donna
può diventare presidente del Paese centro-americano?
R.
– Se vincesse la Chinchilla potrebbe essere veramente una svolta non solo per il Costa
Rica ma per tutto il Centro America. Tutto dipenderà, come sempre succede, da quale
sarà il suo governo nel caso vincesse.
D. – Come si
è pronunciata la Chiesa prima di questo importante appuntamento?
R.
– La Chiesa è molto preoccupata – e lo ha detto subito – per il fatto che possa esserci
una grande astensione, perché è stata una campagna affidata sostanzialmente alle agenzie
pubblicitarie ed in questo senso milionaria. E’ subentrata una certa indifferenza
o apatia nell’elettorato. I vescovi in primo luogo esortano a votare. Non ci si deve
lamentare di quello che potrebbe succedere nel Paese se non si è andati a votare.
I vescovi mettono successivamente in rilievo i problemi eticamente sensibili che esistono
nel Paese come nel resto dell’America Latina: le grandi questioni dell’aborto, del
divorzio, le unioni omosessuali, la protezione integrale della vita, dal concepimento
al suo termine naturale. In terzo luogo, mettono al centro il problema economico e
l’iniquità sociale. Infine ricordano giustamente che il Costa Rica ha avuto sempre
un grande ruolo internazionale. I vescovi credono che il Paese deve continuare ad
avere questo ruolo perché questa nazione così piccola può dare un contributo al bene
comune di tutto l’emisfero americano.