Spot pro-vita durante il Super Bowl: gli Usa si interrogano sull’aborto
Domani sera oltre centro milioni di statunitensi si fermeranno davanti gli schermi
per assistere al tradizionale appuntamento del Super Bowl, l’incontro che assegna
la vittoria del campionato della lega nazionale di Football americano. Quest’anno
però l’attesa del pubblico americano sembra più rivolta allo spot pro-vita che sarà
trasmesso tra il secondo e il terzo tempo che agli esiti della finale di Miami. Da
settimane infatti si discute di questa pubblicità intitolata “celebra la famiglia,
celebra la vita”, di cui è protagonista il quarterback Tim Tebow, il più promettente
giocatore della National Football League, che non sarebbe sceso in campo nella partita
tra Indianapolis Colts e New Orleans Saints se nel 1987 sua madre non avesse deciso
di portare a termine una gravidanza considerata a rischio e che invece ha generato
un campione. Nei 30 secondi di filmato la madre di Tim racconta della gravidanza del
suo ultimo figlio messa a rischio da un intossicazione alimentare causata dal cibo
mangiato mentre era in missione nelle Filippine, dell’aborto consigliato dai medici
e della successiva scelta di mettere al mondo la futura star del football. Una testimonianza
di vita e speranza senza appelli gridati e che riferisce soltanto come sono andate
le cose. Eppure la storia di Tim ha mandato su tutte le furie i gruppi di femministe
e movimenti pro-choice a cui hanno fatto eco molti intellettuali liberal che temono
ripercussioni sulle coscienze degli americani, forse anche alla luce degli ultimi
sondaggi sull’aborto che dimostrano che per la prima volta dal 1973 la maggioranza
della popolazione è contraria. (A cura di Marco Guerra)