La Chiesa srilankese chiede la liberazione di migliaia di giovani tamil
I vescovi delle diocesi del Nord Sri Lanka, le più colpite dalla guerra civile conclusasi
l’anno scorso, si stanno mobilitando per ottenere la liberazione di migliaia di giovani
Tamil ancora detenuti dal governo senza processo. Negli ultimi sette mesi le forze
governative hanno arrestato più di 20mila giovani sospettati di avere partecipato
direttamente alla lotta armata dell'Esercito di liberazione delle Tigri Tamil (Ltte),
o comunque di simpatizzare per la causa separatista. Una parte è attualmente detenuta
in campi di riabilitazione nel Nord e una parte nelle carceri di Colombo. Di loro
i genitori non riescono a sapere nulla dalle autorità. “Sono figli di famiglie normali
che non vedono l’ora di riabbracciare i propri cari. Devono essere processati o rilasciati”,
ha detto all’agenzia Ucan vescovo di Jaffna mons. Thomas Savundaranayagam, che il
mese scorso ha incontrato il Presidente Mahinda Rajapaksa ottenendo l’assicurazione
che i tutti i sospetti per reati minori sarebbero stati liberati dopo un regolare
processo. In questo senso si è impegnato anche il Ministro della Giustizia Milinda
Moragoda durante un recente incontro con il vescovo di Mannar mons. Rayappu Joseph.
“È doloroso vederli in prigione per 10 o 15 anni senza processo”, ha detto il presule
all’agenzia Ucan evidenziando che la maggior parte dei giovani sono detenuti sulla
base di meri sospetti. Secondo fonti della Chiesa locale, già durante la guerra molti
giovani venivano arrestati solo per la loro appartenenza etnica. Degli arresti di
Tamil sospettati di avere collaborato con Ltte si sta occupando anche “Human Rights
Watch”, la nota organizzazione per i diritti umani, che nei giorni scorsi ha pubblicato
un rapporto di 30 pagine in cui accusa il governo di Colombo di violazioni sistematiche
dei diritti umani fondamentali del popolo Tamil. (L.Z.)