2010-02-06 14:35:41

Intervista con Yves Gazzo, capo delegazione Ue presso la Santa Sede


Con l’entrata in vigore del Trattato di Lisbona, esiste una delegazione dell’Unione Europea presso la Santa Sede. In realtà la rappresentanza c’era ma faceva riferimento alle Comunità europee. L’ambasciatore Yves Gazzo, dunque, che ha presentato le Lettere credenziali al Papa il 19 settembre 2009 in qualità di capo della delegazione delle Comunità europee, è ora capo della delegazione dell’Unione Europea presso la Santa Sede. In quell’occasione, Benedetto XVI ha ribadito che “le immense risorse intellettuali, culturali ed economiche del continente continueranno a recare frutto se continueranno a essere fecondate dalla visione trascendente della persona umana che costituisce il tesoro più prezioso dell'eredità europea”. “Questa tradizione umanista, nella quale si riconoscono tante famiglie dal pensiero a volte molto diverso, - ha aggiunto il Papa - rende l'Europa capace di affrontare le sfide di domani e di rispondere alle attese della popolazione”. Un richiamo, dunque, a riflettere su quale grave mancanza sarebbe il voler dimenticare davvero le radici cristiane. Fausta Speranza ha incontrato l’ambasciatore Gazzo e gli ha chiesto innanzitutto quale sia la speranza e quali siano le maggiori responsabilità della nuova Europa che ha riformato le proprie istituzioni con il Trattato di Lisbona:RealAudioMP3

R. - Yes, it’s a complex issue…
Sì, è una questione complessa e non facile da affrontare. Ricorderà che nel 2000 abbiamo lanciato l’iniziativa di Lisbona che intendeva promuovere in Europa la migliore economia e produttività ma nel benessere sociale: un obiettivo molto ambizioso e complesso. Purtroppo nel frattempo molte cose sono accadute, in termini di crisi economica, di disoccupazione e così via. L’obiettivo resta quello ma è difficile. L’Europa è un “animale” peculiare, se si compara la percentuale del prodotto interno lordo che riguarda la spesa sociale a quello americano. L’Europa vorrebbe cioè essere competitiva ed essere “sociale”.
 
D. – Quest’anno, il 2010, è l’Anno europeo contro la povertà e l’esclusione sociale. Quindi, l’obiettivo dovrebbe essere questo...
 
R. – Absolutely right...
E’ assolutamente vero. L’Europa rimane una sorta di paradiso per molte persone nel mondo. E quindi dobbiamo digerire ed integrare queste ondate di migranti. L’Europa, in gran parte, a parte alcune eccezioni, era un continente di emigranti, ma adesso sta diventando un continente di immigrati. Quindi, non dobbiamo soltanto prenderci cura dei nostri cittadini e delle loro difficoltà finanziarie ed economiche, ma dobbiamo anche integrare questi migranti. Inoltre la nostra società sta cambiando: i legami familiari sono a volte meno forti che nel passato. A volte ci sono delle situazioni davvero difficili, dove le persone che stavano bene ieri, dal punto di vista finanziario, potrebbero essere tagliate fuori nel futuro e potrebbero finire per vivere per strada, sfortunatamente, in molte parti d’Europa. Dobbiamo dedicarci a tutte queste differenti situazioni, che stanno accadendo nello stesso momento e per ragioni differenti.
 
D. – Esiste un dibattito sull’esposizione dei Crocifissi nelle scuole. La sentenza contraria ai Crocifissi è stata una sentenza della Corte di giustizia europea del Consiglio d’Europa. Il Consiglio d’Europa è un organo completamente differente dall’Unione Europea. In ogni caso, cosa pensa debba fare l’Unione Europea?
 
R. – That’s a very complex...
E’ una situazione molto complessa anche questa. Nell’Unione Europea noi crediamo naturalmente nella libertà religiosa. Elemento chiave dei valori europei è quello di rispettare i diritti, incluso naturalmente il diritto di praticare ognuno la propria religione. Ma la questione è che allo stesso tempo nei Paesi e nei continenti questa libertà non viene rispettata. Mi piace ricordare che nel Parlamento Europeo è stata votata due settimane fa una risoluzione che invita i governi in cui le persone vengono maltrattate – i copti in Egitto e i cristiani in Malesia, per esempio – a impegnarsi seriamente per evitare ogni discriminazione. E ricorda a quei Paesi, che sono Paesi amici dell’Europa, che noi prestiamo grande attenzione affinché i diritti delle minoranze vengano rispettati, così come noi rispettiamo le minoranze in Europa. Non è tutto perfetto in Europa, dobbiamo essere franchi, ma i valori e il rispetto dei diritti sono il nostro principale obiettivo. Quindi, venendo ai Crocifissi, come lei ha detto, non si tratta di una risoluzione dell’Unione Europea, ma è una questione che ci interpella. Penso che dovremmo lasciar gestire queste questioni ai singoli Stati membri, secondo la regola della sussidiarietà tra le istituzioni europee e gli Stati membri. Non dovremmo, a questo punto, avere le stesse regole per ogni Paese, perché ci sono Paesi dove la maggioranza è composta da credenti ortodossi, luterani oppure cattolici, o ci sono altre differenze culturali. Dovremmo mettere in conto che il contesto è differente per ogni Paese.







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