Intervista con Yves Gazzo, capo delegazione Ue presso la Santa Sede
Con l’entrata in vigore del Trattato di Lisbona, esiste una delegazione dell’Unione
Europea presso la Santa Sede. In realtà la rappresentanza c’era ma faceva riferimento
alle Comunità europee. L’ambasciatore Yves Gazzo, dunque, che ha presentato
le Lettere credenziali al Papa il 19 settembre 2009 in qualità di capo della delegazione
delle Comunità europee, è ora capo della delegazione dell’Unione Europea presso la
Santa Sede. In quell’occasione, Benedetto XVI ha ribadito che “le immense risorse
intellettuali, culturali ed economiche del continente continueranno a recare frutto
se continueranno a essere fecondate dalla visione trascendente della persona umana
che costituisce il tesoro più prezioso dell'eredità europea”. “Questa tradizione umanista,
nella quale si riconoscono tante famiglie dal pensiero a volte molto diverso, - ha
aggiunto il Papa - rende l'Europa capace di affrontare le sfide di domani e di rispondere
alle attese della popolazione”. Un richiamo, dunque, a riflettere su quale grave mancanza
sarebbe il voler dimenticare davvero le radici cristiane. Fausta Speranza ha
incontrato l’ambasciatore Gazzo e gli ha chiesto innanzitutto quale sia la speranza
e quali siano le maggiori responsabilità della nuova Europa che ha riformato le proprie
istituzioni con il Trattato di Lisbona:
R. - Yes,
it’s a complex issue… Sì, è una questione complessa e non facile da affrontare.
Ricorderà che nel 2000 abbiamo lanciato l’iniziativa di Lisbona che intendeva promuovere
in Europa la migliore economia e produttività ma nel benessere sociale: un obiettivo
molto ambizioso e complesso. Purtroppo nel frattempo molte cose sono accadute, in
termini di crisi economica, di disoccupazione e così via. L’obiettivo resta quello
ma è difficile. L’Europa è un “animale” peculiare, se si compara la percentuale del
prodotto interno lordo che riguarda la spesa sociale a quello americano. L’Europa
vorrebbe cioè essere competitiva ed essere “sociale”. D. – Quest’anno,
il 2010, è l’Anno europeo contro la povertà e l’esclusione sociale. Quindi, l’obiettivo
dovrebbe essere questo... R. – Absolutely right... E’
assolutamente vero. L’Europa rimane una sorta di paradiso per molte persone nel mondo.
E quindi dobbiamo digerire ed integrare queste ondate di migranti. L’Europa, in gran
parte, a parte alcune eccezioni, era un continente di emigranti, ma adesso sta diventando
un continente di immigrati. Quindi, non dobbiamo soltanto prenderci cura dei nostri
cittadini e delle loro difficoltà finanziarie ed economiche, ma dobbiamo anche integrare
questi migranti. Inoltre la nostra società sta cambiando: i legami familiari sono
a volte meno forti che nel passato. A volte ci sono delle situazioni davvero difficili,
dove le persone che stavano bene ieri, dal punto di vista finanziario, potrebbero
essere tagliate fuori nel futuro e potrebbero finire per vivere per strada, sfortunatamente,
in molte parti d’Europa. Dobbiamo dedicarci a tutte queste differenti situazioni,
che stanno accadendo nello stesso momento e per ragioni differenti. D.
– Esiste un dibattito sull’esposizione dei Crocifissi nelle scuole. La sentenza contraria
ai Crocifissi è stata una sentenza della Corte di giustizia europea del Consiglio
d’Europa. Il Consiglio d’Europa è un organo completamente differente dall’Unione Europea.
In ogni caso, cosa pensa debba fare l’Unione Europea? R. – That’s
a very complex... E’ una situazione molto complessa anche questa. Nell’Unione
Europea noi crediamo naturalmente nella libertà religiosa. Elemento chiave dei valori
europei è quello di rispettare i diritti, incluso naturalmente il diritto di praticare
ognuno la propria religione. Ma la questione è che allo stesso tempo nei Paesi e nei
continenti questa libertà non viene rispettata. Mi piace ricordare che nel Parlamento
Europeo è stata votata due settimane fa una risoluzione che invita i governi in cui
le persone vengono maltrattate – i copti in Egitto e i cristiani in Malesia, per esempio
– a impegnarsi seriamente per evitare ogni discriminazione. E ricorda a quei Paesi,
che sono Paesi amici dell’Europa, che noi prestiamo grande attenzione affinché i diritti
delle minoranze vengano rispettati, così come noi rispettiamo le minoranze in Europa.
Non è tutto perfetto in Europa, dobbiamo essere franchi, ma i valori e il rispetto
dei diritti sono il nostro principale obiettivo. Quindi, venendo ai Crocifissi, come
lei ha detto, non si tratta di una risoluzione dell’Unione Europea, ma è una questione
che ci interpella. Penso che dovremmo lasciar gestire queste questioni ai singoli
Stati membri, secondo la regola della sussidiarietà tra le istituzioni europee e gli
Stati membri. Non dovremmo, a questo punto, avere le stesse regole per ogni Paese,
perché ci sono Paesi dove la maggioranza è composta da credenti ortodossi, luterani
oppure cattolici, o ci sono altre differenze culturali. Dovremmo mettere in conto
che il contesto è differente per ogni Paese.