Il commento di don Massimo Serretti al Vangelo della Domenica
In questa quinta Domenica del Tempo ordinario la liturgia ci presenta la pesca miracolosa
nel lago di Gennèsaret. Pietro nonostante i dubbi, dopo una notte di lavoro improduttiva,
ascolta l’invito di Gesù e prende di nuovo il largo, pescando una quantità enorme
di pesci. Quindi si getta alle ginocchia di Gesù, dicendo: «Signore, allontànati da
me, perché sono un peccatore». Il Signore gli risponde:
«Non temere; d’ora
in poi sarai pescatore di uomini».
Su questo brano del Vangelo, ascoltiamo
il commento del teologo, don Massimo Serretti, docente di Dogmatica alla Pontificia
Università Lateranense:
La prima
mossa appartiene a Dio. E’ Gesù che va ad abitare Cafarnao, dove Simon Pietro risiedeva.
E’ Gesù che sale sulla barca di Simone. E’ Gesù che lo fa pescare oltre quel che la
sua abilità e la sua fatica gli avevano consentito. E’ Gesù che lo chiama a seguirLo.
All’inizio è Gesù che cerca Pietro e così sarà alla fine dopo la Resurrezione, quando
Gesù si presenterà sulla riva del lago e c’erano Tommaso, Giovanni, Giacomo, ma Gesù
si rivolge a Simon Pietro. Cerca lui, interroga lui. La ricerca di Gesù sfocia nell’incontro
e nell’incontro Egli si rivela con un segno: gli fa prendere tutto, dopo che lui non
aveva preso nulla. Pietro intuisce il mistero di quell’uomo che è salito sulla sua
barca e si getta in ginocchio. Ha intravisto qualcosa di Lui e vede con più chiarezza
sé: “Sta lontano da me, sono un peccatore”. Ma Gesù, dopo avergli fatto prendere tutto,
lo invita a lasciare sia quel nulla che quel tutto; lo invita a seguirLo.
La
sequela di Cristo è solo una risposta alla ricerca da parte di Dio. La ricerca da
parte di Dio è il fondamento di tutto, ma proprio per questo non c’è nulla di più
desiderabile a cui l’uomo possa aspirare della sequela di Cristo. Non esiste nella
vita dell’uomo una dignità, una verità, una altezza maggiore di questa. Tutto il resto
o avviene dentro questo o marcisce.