I 90 anni dell'Apostolato del Mare: intervista con mons. Marchetto
Il 4 ottobre del 1920 a Glasgow un piccolo gruppo di laici e sacerdoti si riuniva
per la prima volta gettando le basi di quella che sarebbe diventata un’ “Opera” della
Chiesa cattolica presente in quasi tutti i Paesi marittimi: l’Apostolato del Mare.
Nel 90.mo anniversario assume particolare rilievo il consueto incontro dei coordinatori
regionali di questo Apostolato, che si svolgerà nei giorni 8 e 9 febbraio presso la
sede del Pontificio Consiglio della Pastorale per i migranti e gli itineranti, seguito,
il 10, dalla riunione del Comitato internazionale dell’Apostolato del Mare per la
Pesca. Gli otto coordinatori regionali faranno il punto della situazione pastorale
e stabiliranno la rotta per il futuro. Ma quali i temi più importanti all’ordine del
giorno? Al microfono di Fabio Colagrande ascoltiamo il segretario del dicastero
della Pastorale per i migranti e gli itineranti, l’arcivescovo Agostino Marchetto:
R. - L’Organizzazione
Internazionale Marittima ha proclamato il 2010 “Anno del Marittimo”.. Nonostante servano
necessità quotidiane degli abitanti del pianeta, i marittimi sono quasi lavoratori
invisibili, isolati molto spesso, anche per nuovi regolamenti restrittivi, nella zona
portuale. Quest’anno del marittimo, dunque, darà alla comunità internazionale l’occasione
di prendere maggiormente coscienza dell’importanza che questo settore riveste nella
nostra vita di ogni giorno e di ringraziare questi lavoratori per il grande contributo
apportato al nostro benessere. Inoltre, durante l’incontro, si definirà finalmente
il Codice di Condotta per la pastorale delle crociere, promosso dal nostro Pontificio
Consiglio. Ora, dopo il lavoro fatto insieme ad alcuni cappellani direttamente coinvolti
in questo aspetto di pastorale marittima, verificheremo la versione finale del documento
che desideriamo pubblicare quest’anno, a ricordo dei 90 anni di fondazione. Sarà pubblicato
anche il testo, in varie lingue, della S. Messa in onore di Nostra Signora Stella
Maris, patrona dell’ “Opera” in parola.
D. - Quali
sono le difficoltà umane, psicologiche e familiari che i marittimi incontrano nella
loro professione e con le quali ha a che fare questo tipo di pastorale?
R.
- Molte sono le difficoltà che i marittimi devono incontrare e che domandano un intervento
di tipo pastorale in senso largo. Quella della lontananza dalla famiglia è senz’altro
uno dei maggiori problemi. Durante questo tempo (cinque mesi per i cittadini europei
e da 8 a 24 per quelli non comunitari), le donne – che sono mogli e madri – devono
affrontare da sole le responsabilità familiari, incoraggiare e sostenere i figli e
gestire emergenze quali malattie, economia della casa, ecc. Tutti risentono di una
discontinuità di rapporto e di affetti, naturalmente, e per questo è importante che
la Chiesa locale sia vicina a queste famiglie forzatamente divise e le sostenga. Un
fenomeno in ascesa, abbastanza recente e sicuramente grave, è la criminalizzazione
dei marittimi, causata dall’incremento degli incidenti, in cui il fattore umano è
prevalente. Mentre viene condotta l’inchiesta per appurare il fondamento delle accuse,
i marittimi sono trattenuti per mesi e talvolta anche per anni in Paesi stranieri,
lontani ancora dalle famiglie e talvolta abbandonati anche dai loro armatori, e quindi
senza salario. Negli ultimi anni, poi, abbiamo assistito ad un aumento dei casi di
detenzione ingiustificata e di restrizioni per scendere a terra – introdotti come
misura di sicurezza dopo i tragici attacchi terroristici dell’undici settembre 2001.
Anche in questi casi la presenza dell’Apostolato del Mare diventa insostituibile per
fornire sostegno spirituale, materiale e psicologico alle persone coinvolte.
D.
- Il 10 febbraio si riunirà invece il Comitato internazionale dell’Apostolato del
Mare per la Pesca. Cosa ci può dire in proposito?
R.
- Anche questo è un appuntamento annuale ormai consueto. Il Comitato è stato istituito
nel 2003 per cercare di indicare ciò che l’Am può fare in questo ambito, in un contesto
di responsabilità pastorale che non esclude nessun aspetto della tutela dell’integrità
e della dignità dell’essere umano. Oltre ai coordinatori regionali, saranno presenti,
come da regolamento nostro, un rappresentante della Fao e uno dell’Ufficio Internazionale
del Lavoro, che ci ragguaglieranno, rispettivamente, sull’impatto che il cambiamento
climatico ha e avrà sul mondo della pesca e sulla Convenzione del Lavoro della Pesca,
del 2007. Quest’anno, poi, abbiamo pensato opportuno invitare all’appuntamento mons.
Mogavero, Vescovo di Mazara del Vallo, per illustrarci un incontro da lui avuto con
la gente del mare della sua diocesi, nel luogo dove svolge il suo faticoso lavoro,
cioè in mare. Si è trattato di un’esperienza nuova e inattesa per queste persone,
vissuta con particolare entusiasmo e fervore proprio perché manifestazione
nuova di un’attenzione antica, ormai, da parte della Chiesa. Ricordo che, del resto,
faceva altrettanto anche il compianto cardinale Margéot a Rodrigues (Mauritius Island).
D.
- Quali sono i problemi principali che il settore della pesca deve affrontare oggigiorno?
R.
- I recenti sviluppi tecnologici nel settore della pesca, sia per quanto riguarda
i pescherecci che i sistemi di pesca, hanno creato un profondo impatto sul modo di
vita di molti pescatori e delle loro comunità. I dati della Fao indicano che, delle
15 maggiori regioni di pesca, quattro sono esaurite e nove sono in declino. Il pescato
continua a diminuire nonostante i pescatori lavorino più a lungo. Alcuni tipi di pesce
commestibili, poi, hanno raggiunto un livello critico di sopravvivenza della specie,
tanto che ne è stata vietata o fortemente ridotta la pesca. Quella illegale, non dichiarata
e non regolamentata (Iuu), è presente comunque in tutto il mondo, sia in acque territoriali
che internazionali e coinvolge tutti i tipi di pescherecci. Questa attività illecita
è dannosa e pone in crisi tutti quegli accorgimenti adottati a livello regionale,
nazionale e internazionale per assicurare uno stock minimo di pesce per il futuro.
Da non dimenticare, infine, il cambiamento climatico che influisce sulla riproduzione,
lo sviluppo e le rotte migratorie dei pesci. Il futuro, comunque, va pensato da tutti
insieme, con nuovo senso del bene comune universale e a questa formazione delle coscienze
devono ugualmente contribuire le Chiese.