Domani il secondo corso del Carnevale di Viareggio: la riflessione di mons. Castellani
Domani si svolge il secondo corso del Carnevale di Viareggio: al tradizionale appuntamento
dovrebbe assistere anche il vescovo di Lucca Italo Castellani. Il Carnevale di Viareggio,
nato nel febbraio 1873 per l’idea di alcuni giovani di organizzare una sfilata di
carrozze per le vie della cittadina toscana, è giunto quest’anno alla sua 137.ma edizione.
Considerato uno dei più importanti carnevali europei, è caratterizzato da carri allegorici
che sfilano per i viali a mare sui quali troneggiano enormi caricature di uomini famosi
nel campo della politica, della cultura o dello spettacolo, i cui tratti caratteristici
- specialmente quelli somatici - vengono sottolineati con satira ed ironia da maestri
e artisti della cartapesta. Domenica scorsa, nel corso mascherato di apertura, il
Carnevale ha ricordato le vittime causate nel giugno scorso dall’esplosione di un
treno merci carico di gas Gpl. Luca Collodi ha chiesto al vescovo di Lucca
Italo Castellani come conciliare la gioia del messaggio cristiano con la festa
del carnevale:
R. – A ben
pensare il cristianesimo è sinonimo di gioia. Il cristiano è un testimone di gioia
e di allegria. Certo una gioia ed una allegria motivata, profonda, che attinge al
senso profondo della vita. Si pensi anche ad alcuni Santi, che sono emblematici come
testimoni di gioia, da San Filippo Neri a San Giovanni Bosco. A me piace in questo
momento ricordare quanto ci dice la Scrittura: “Siate lieti sempre, lieti nel Signore”.
Questo è il fondamento per il cristiano, ma come si può conciliare la gioia del cristiano
con l’allegria e l’euforia del Carnevale? Io vorrei guardare i vari aspetti del Carnevale
e mi riferisco al Carnevale in genere e specificatamente al Carnevale di Viareggio,
partendo da un dato: alcune parrocchie di Viareggio e del territorio attorno a Viareggio,
partecipano al Carnevale con un loro minicarro.
D.
– Mons. Castellani, qual è il valore del Carnevale di Viareggio?
R.
– E’ una realtà complessa, molto più di quello che appare a prima vista, c’è dietro
tutto un plusvalore. Ma qual è il plusvalore del Carnevale di Viareggio? Anzitutto
l’aggregazione, nei mesi precedenti, per pensare il tema di ogni carro. Questo è uno
studio vero e proprio, così come curarne poi la realizzazione. Un terzo momento, è
la festa vera e propria del Carnevale. Si tratta, quindi, di una aggregazione sana
e creativa che favorisce la conoscenza tra le persone nei vari quartieri della cittadina
versiliese, che fa uscire dalla solitudine diverse persone, che impegna giovani ed
adulti insieme, che mette a frutto i doni e i carismi delle persone. Si pensi poi
all’aspetto artistico, perché il lavoro di cartapesta con il quale sono realizzati
i simboli del Carnevale è una vera e propria arte. Ci sono tanti volontari: io ho
visto una vera gratuità. Già tutto questo è un valore che non si vede del Carnevale,
ma è certamente un valore profondo.
D. – Quindi nulla
in contrario che i cristiani festeggino il Carnevale, a partire da lei, che è vescovo…
R.
- Io credo che il cristiano sia chiamato a dare il proprio contributo partecipando
a realizzare un’aggregazione sana, una festa sana. Le componenti che la festa del
Carnevale porta con sé, quindi, rappresentano delle motivazioni per le quali mi sembra
un bene che il cristiano vada al Carnevale. Bisogna poi essere anche realisti ed anche
io conosco bene i rischi dell’euforia collettiva, soprattutto per quelle persone fragili,
ed alcuni giovani possono essere fra queste che rischiano di cedere alla tentazione
dello sballo e della trasgressione. Come già in altri anni, io spero di essere in
mezzo alla mia gente, con molta semplicità. Ricordo l’anno scorso che i giovani che
mi conoscevano erano lieti di vedermi in mezzo a loro, a colloquiare con loro, a salutarli,
ad interessarsi di loro. I giovani che non mi conoscevano – e questo è stato molto
interessante – si chiedevano se fossi un prete vero o se fossi una maschera carnevalesca.
Era bello ascoltare le loro curiosità e vedevano la mia identità di prete, seppur
nel frastuono della musica e della festa.
D. – Dopo
il Carnevale arrivano le Ceneri: quale sarà il suo pensiero per la Quaresima di quest’anno
in un territorio, la Lucchesia, colpito oltre che dalla tragedia del treno esploso
proprio a Viareggio, anche dalla recente alluvione?
R.
– Il nostro territorio, quest’anno, è stato ferito, ed oltre la strage di Viareggio
e l’alluvione di Natale ci sono le frane della Garfagnana. Il nostro – devo riconoscerlo
– è un territorio fragile, forse o meglio senza forse, per l’incuria ormai da anni
degli uomini. Io credo che la Quaresima che abbiamo davanti debba essere più che mai
una Quaresima di carità. Nei fatti ricordati ho visto una grande solidarietà della
gente di fronte a questi eventi. Il messaggio è quello del passaggio da una solidarietà,
da una carità – direi per fatti ed eventi straordinari – ad una solidarietà ed una
carità porta a porta. Le mie comunità – questo davvero lo sottolineo – stanno facendo
molto e credo che sia giunto veramente il momento che il cristiano partecipi a lenire
e a sanare nella quotidianità, nel silenzio e nel nascondimento della ferialità, quelle
ferite che sono lì, nella porta accanto. (Montaggio a cura di Maria Brigini)