“Il corpo delle donne”, documentario sull’immagine femminile in Tv, abusata, manipolata
e mortificata
“Il corpo delle donne”, un documentario diffuso via Internet, che sta facendo il giro
del mondo se ne è parlato anche alla Tv pubblica britannica e alla Radio australiana,
disponibile oltre che in lingua italiana, in inglese, francese, spagnolo, portoghese,
greco e russo. Il filmato di 25 minuti è dedicato ad un tema urgente, oggetto da molti
anni di dibattito anche in sede europea: ovvero l’immagine delle donne sullo schermo
televisivo. Un’immagine stereotipata secondo modelli preconfezionati, di cui la Tv
italiana si è fatta veicolo privilegiato. Roberta Gisotti ha intervistato Lorella
Zanardo, formatrice e docente di marketing per la Comunità europea, esperta di
problematiche femminili, autrice del documentario.
D. – Da
dove è partita la sua inchiesta sul corpo delle donne e a quali risultati è giunta? R.
– L’inchiesta è partita dall’aver guardato la televisione, nel senso che io per molto
tempo ho vissuto all’estero e poi, per altrettanto tempo, non guardavo la televisione.
Quando, per vari motivi, mi è capitato di guardarla avevo gli occhi neutri, vergini,
che non si erano ancora assuefatti. E quando ho visto ho sentito l’urgenza di fare
qualcosa. Ne ho parlato con due amici uomini, sensibili al problema, e insieme abbiamo
deciso di fare velocemente qualcosa e abbiamo pensato quindi di usare l’audiovisivo,
perché è il mezzo più veloce per arrivare ai giovani, che era il nostro obiettivo.
La scelta della durata è stata affinché fosse non troppo lunga, perché i giovani si
stancano e quindi abbiamo messo in rete questi 25 minuti (all’indirizzo www.ilcorpodelledonne.com)
e dal 6 maggio 2009 ad oggi il sito è stato visto da un milione di persone. D.
– Che cosa emerge da questa inchiesta? Lei dimostra con il filmato, con le immagini,
che le donne vere sono scomparse. Sono scomparsi anche i volti adulti, invecchiati
delle donne … R. – Sì, diciamo che abbiamo visto 400 ore d’intrattenimento
televisivo. Per ora ci siamo limitati a questa indagine ed alcune cose ce le aspettavamo,
come l’uso dei giovani corpi come oggetti. Meno invece sapevamo dell’uso delle donne
come decorazioni, quello che io ho definito ‘grechine’, cioè donne a cui non è concesso
parlare ma che vengono usate così come useremmo un vaso di fiori, appunto come decorazione.
Non ci aspettavamo l’umiliazione: questa, per me, è stata inaspettata. Abbiamo trovato
ed inserito nel documentario diverse immagini di violenza, di umiliazione: il presentatore
che dà il microfono sulla testa della ragazza, il presentatore che dice a bruciapelo
ad una ragazza del pubblico “le tette le hai lasciate a casa”, una ragazza appesa
come un prosciutto in mezzo a dei prosciutti che viene marchiata sul sedere unto di
olio. Queste immagini noi non ce le aspettavamo! Da ultimo, quello che emerge fortemente
dalla nostra televisione è la scomparsa dei volti dai 38 ai 40 anni in su. Nella nostra
televisione – ma questo è anche un problema mondiale, non solo italiano – non ci sono
quasi più, sono in estinzione, i volti delle donne mature. Quindi, se io mostro solo
donne di età adulta con il volto chirurgicamente modificato sto passando un messaggio
molto forte a chi mi guarda da casa e creo anche fragilità in chi ha la stessa età
delle donne che vede in televisione ma non vede e non sente di avere lo stesso tipo
di aspetto. D. – La negazione delle donne quali persone da rispettare
avviene sotto lo sguardo di tutti e pochi reagiscono … R. –
Sì, pochi reagiscono perché è come se ci fosse sfuggita la situazione di mano. Questo
noi lo riscontriamo anche oggi nel nostro blog e molti ci dicono, dopo aver visto
il documentario: “io guardo la televisione da anni ma non mi ero mai accorto”. Questo
è interessante: 25 anni di questa televisione - e dobbiamo ricordare non solo nelle
reti private, ma anche nelle pubbliche - hanno creato un’assuefazione. L’altra ragione,
che trovo altrettanto grave, è che chi se ne poteva occupare, chi poteva intervenire
per far sì che la televisione non avesse questo strapotere che invece ha avuto negli
ultimi 25 anni, non ha più visto la televisione. Questo punto mi sembra importante:
nei dibattiti intervengono spesso molte persone di cultura ed anche colte che mi dicono
“guardi, il problema non esiste perché basta spegnere la Tv”. Io voglio dire con molta
fermezza che spegnere la Tv è un atto elitario, non credo che oggi noi - chi ha un
occhio critico - ci possiamo permettere di spegnere la Tv. Dobbiamo invece guardare
la Tv ed offrire il nostro sguardo a chi invece la Tv la guarda, perché non ha imparato
ad avere alternative alla Tv.