L'Europa trema per la crisi in Spagna. La Caritas: 8 milioni di spagnoli poveri
Dopo il tonfo di ieri, le Borse europee sono ancora in calo. A far paura ai mercati
è la grave situazione del debito di Portogallo e Spagna, il cui debito è salito nel
2009 al 55,2% del Pil e che nel 2012 potrebbe superare il 74%, mentre il deficit è
volato oltre l’11%. Il premier Zapatero in visita negli Usa ha dichiarato che l’economia
spagnola è forte e saprà reagire, ma senza riuscire a rassicurare i mercati finanziari.
Forte la denuncia della Caritas spagnola: nel Paese ci sono otto milioni di persone
al di sotto della soglia di povertà e un altro milione e mezzo è ad alta esclusione
sociale: miseria e disoccupazione coinvolgono sempre più persone. L'organismo cattolico
chiede politiche di equità sociale. Per quanto riguarda il Vecchio Continente, il
momento economico nero che vive la Spagna è solo l’ultimo capitolo di una crisi che
ha già toccato altri Paesi europei. Stefano Leszczynski ne ha parlato con Mario
Deaglio, docente di Economia internazionale all’Università di Torino:
R. – C’è
una debolezza strutturale spagnola, perché è vero che il debito spagnolo non è particolarmente
elevato – è più basso di quello italiano –, sta però crescendo ad una velocità che
è circa tre volte quello italiana ed è fuori controllo. Esiste più in generale un
problema dell’Unione Europea e dell’area Euro, perché i Paesi cosiddetti periferici
che oltre alla Spagna sono il Portogallo, l’Irlanda e la Grecia, hanno tutti situazioni
analoghe, ma il vero interrogativo che non è stato risolto è se l’Unione Europea sosterrà
questi bilanci oppure se non li sosterrà. Se non li sosterrà, il debito pubblico di
tutti questi Paesi e forse anche di qualcun altro, perderà rapidamente valore e i
mercati avranno di nuovo a livello mondiale un grosso rospo da inghiottire.
D.
– La Banca Centrale Europea in questo contesto ha un qualche ruolo da giocare, oltre
a quello della gestione dell’andamento dei tassi di interesse?
R.
– Purtroppo a livello di statuto il compito della Banca Europea è esclusivamente quello
di mantenere l’inflazione sotto il livello del 2%. Non esiste nessun potere e neanche
nessuna vera capacità di iniziativa al di fuori di quello che fa.
D.
– Professore, lei ritiene che quello che sta accadendo anche a livello politico nell’Unione
Europea sia da leggere nel contesto di questa situazione di crisi più allargata, e
mi riferisco ad esempio al Vertice che c’è stato a Parigi tra il cancelliere Angela
Merkel e il presidente Sarkozy con l’elaborazione di questo complesso e lungo piano
di collaborazione franco-tedesco?
R. – Direi proprio
di sì. Direi che questa è la risposta dell’Europa forte, almeno finanziariamente e
come struttura, dell’Europa che ha fatto l’Unione Europea e che vede adesso questa
sua creatura avere delle fratture, delle crepe. A questo punto l’ipotesi di un’Europa
a due velocità è purtroppo una prospettiva da prendere comunque in considerazione
seriamente.
D. – Detto in termini molto semplici,
questo può mettere in pericolo l’Unione monetaria?
R.
– Direi che al momento attuale non siamo ancora a quel livello, ma può sicuramente
cambiare in tempi non brevissimi il perimetro di questa unione. Finora è stato cambiato
con l’ingresso di sempre nuovi Paesi, forse dovremmo anche prendere in considerazione
la possibilità di qualche uscita.