La Chiesa in Kenya: no a modifica costituzionale che sposta l’inizio della vita alla
nascita
Sta suscitando la forte opposizione della Chiesa del Kenya la proposta della Commissione
Parlamentare per la Revisione della Costituzione di modificare la clausola che definisce
l’inizio della vita. Secondo la nuova proposta l’inizio della vita verrebbe spostato
dal concepimento alla nascita. Padre Pascal Mwambi, sacerdoto keniano esperto in bioetica,
ha inviato all’Agenzia Fides un contributo nel quale spiega le motivazioni religiose,
etiche e scientifiche che dimostrano la necessità di riconoscere i diritti dell’embrione.
“La commissione parlamentare incaricata di proporre una bozza della revisione costituzionale
non può affermare che la vita inizia al momento della nascita, a meno che non sia
mossa da motivazioni egoistiche e da una mentalità anti-vita pronta a distruggere
molte vite prima della nascita” afferma il sacerdote. “Biologi, scienziati e medici,
non devono vergognarsi di affermare i fatti empirici sul processo di formazione del
nuovo organismo umano a partire dalla fecondazione. Dopo sette settimane (stadio embrionale),
il nuovo organismo ha tutti gli organi formati in attesa di uno sviluppo graduale..
In nessun momento possiamo dire che l’embrione non sia una persona umana. Vi è una
crescita autonoma e continua del bambino insieme a un dialogo incrociato con la madre,
che dovrebbe essere il primo "ventrus Advocatus" (avvocato del ventre) del bambino”.
Se dovesse passare la concezione che la vita inizia solo al momento del parto, implicitamente
negando i diritti dell’embrione, secondo p. Mwambi, “si aprirebbero le porte ad ogni
forma di manipolazione, ricerca e sperimentazione sull’embrione”. Inoltre “la diagnosi
di eventuali indicazioni di anomalie ereditarie o di patologie cromosomiche porterà
all’aborto eugenetico o selettivo perché il feto non è una persona vivente giuridicamente
riconosciuta. La negazione stessa porterà a modalità di fecondazione medicalmente
assistita che ignorano o sostituiscono l’atto coniugale, portando alla separazione
tra l’unione sessuale e la procreazione”. Siamo ancora in tempo ad agire perché il
progetto non è ancora stato approvato. Non si tratta solo di modificare una clausola
della bozza di revisione costituzionale, ma si tratta di salvare le vite umane delle
generazioni future” conclude p. Mwambi.