Appello del cardinale Rodríguez Maradiaga per la riconciliazione in Honduras
“Dobbiamo crescere nelle verità dell’umanesimo cristiano per costruire così una nazione
dignitosa, sovrana, indipendente, nobile, giusta e piena di amore”. Con queste parole,
lo scorso 3 febbraio, l’arcivescovo di Tegucigalpa, il cardinale Oscar Andrés Rodríguez
Maradiaga, ha riassunto le sfide principali dell’Honduras, in occasione dell’inizio
del nuovo corso costituzionale del Paese dopo sette mesi di crisi e incertezza. Per
il porporato honduregno oggi la questione principale è la “riconciliazione” necessaria
“non solo per ricostruire il Paese, ma soprattutto per la convivenza delle persone
e la pacificazione dei loro cuori”. Nell’ambito delle celebrazioni della Madonna di
Suyapa, patrona del popolo dell’Honduras, nella sua omelia il cardinale ha ricordato
alle nuove autorità che “occorre guardare specialmente verso i più poveri”. Pochi
giorni fa, infatti, sono stati affidati i nuovi incarichi di governo; il messaggio
del cardinale era diretto anche al presidente Porfirio Lobo, la cui elezione ha messo
fine alla crisi in atto dal 28 giugno dopo la destituzione dell’ex capo di Stato Zelaya.
“Tutti noi - ha osservato il porporato - dobbiamo avere speciale cura dei più bisognosi,
degli emarginati ed esclusi, degli anziani e malati, dei bimbi e dei giovani perché
loro sono la nostra più grande ricchezza e la speranza dell’Honduras”. La stampa locale
ha sottolineato l’importanza delle parole dell’arcivescovo perché al rito eucaristico,
presso il Santuario nazionale della Madonna di Suyapa, erano presenti il presidente
Lobo, tutti i suoi ministri e le Forze armate rappresentate dal generale Romeo Vásquez
Velásquez. Con riferimento alla crisi politica e istituzionale dei mesi scorsi, il
cardinale Rodríguez Maradiaga ha voluto rilevare il ruolo positivo del presidente
ad interim Roberto Micheletti, e insieme a lui delle Forze armate, che a suo avviso,
hanno saputo difendere la nazione in un’ora difficile e incerta. “Ci rallegriamo nel
Signore – ha proseguito il porporato - per la capacità di prendersi cura dell’Honduras
e di non aver permesso a nessuno, né dentro né fuori dal Paese, di manovrare la nostra
libertà, la nostra Costituzione e la nostra indipendenza”. “Tutti noi – ha aggiunto
- vogliamo che regni la comunione, la comunicazione, la fratellanza, la riconciliazione
e la pace tra noi”. Prima di concludere la sua omelia, ringraziando il Signore e la
Madre Santissima, l’arcivescovo di Tegucigalpa ha voluto ricordare all’intero Paese
“che tutti dobbiamo essere parte attiva delle soluzioni alle nostre difficoltà e non
un insieme di problemi”. “Non dobbiamo attendere per celebrare con entusiasmo la nostra
libertà a 200 anni dall’indipendenza nazionale. Lo dobbiamo fare adesso poiché dobbiamo
costruire un nuovo Paese nella prospettiva della riconciliazione e della giustizia
sociale”.(A cura di Luis Badilla)