Pöttering sul Messaggio del Papa: l’Europa trasformi la solidarietà in progetto politico.
Il cardinale Cordes: l'uomo non si isoli da Dio
L’Europa ha bisogno di “un nuovo spirito di solidarietà”, perché quest’ultima – nel
mondo globalizzato e ancora gravato da povertà ed emergenze – deve trovare un “più
giusto” equilibrio con i principi di libertà e uguaglianza. Ad affermarlo è stato
Hans-Gert Pöttering, presidente emerito del Parlamento europeo e presidente della
Fondazione “Konrad Adenauer”, al quale questa mattina è spettato l’onere di aprire
gli interventi di presentazione del Messaggio del Papa per la Quaresima in Sala Stampa
vaticana. Accanto a lui, il cardinale Paul Josef Cordes, presidente del Pontificio
Consiglio Cor Unum, che ha presentato il Messaggio del Papa. Il servizio di
Alessandro De Carolis:
“La solidarietà
è il nuovo nome della pace”. La parafrasi della celebre frase di Paolo VI – che nel
1967 aveva scritto nella Populorum progressio “lo sviluppo è il nuovo nome della pace”
– condensa il senso intervento in Sala Stampa dell’ex capo dell’europarlamento, Pöttering.
La sua, come ha detto in apertura, è stata una riflessione sulle “diverse implicazioni
politiche della lezione cristiana sulla giustizia”. Osservando come il crollo del
sistema socialista di fine Novecento abbia dato spessore all’affermazione di Benedetto
XVI per cui una forma di giustizia distributiva “svincolata dalla fede in Dio
diventa ideologica”, Pöttering ha messo in chiaro che un principio trascurato
dall’Europa nella sua crescita verso la libertà e l’uguaglianza è stato quello della
fraternità:
“Politically we speak of ‘solidarity’… Politicamente,
si parla di 'solidarietà'. Teologicamente, abbiamo sempre parlato di carità. In queste
parole - la carità, la solidarietà, la fraternità – si trova la chiave per una vera
comprensione delle responsabilità dei cristiani nel mondo - una comprensione che è
adeguata alla nostra epoca di globalizzazione. Solidarietà o carità implicano la responsabilità
di difendere e tutelare la dignità universale di ogni essere umano in qualsiasi parte
del mondo, in qualsiasi circostanza”.
“Se vogliamo
conservare la libertà, e se vogliamo aumentare la giustizia, allora – ha proseguito
Pöttering – dobbiamo mettere il valore della fraternità e della solidarietà
al centro del nostro pensiero politico”, si deve trasformarli in “progetto politico”.
Tuttavia, ha ammesso, “il potere della solidarietà è piuttosto sbiadito all'interno
dell'Europa dopo la riunificazione”. “Somme inimmaginabili”, ha affermato il presidente
emerito dell’Europarlamento, sono state investite dagli Stati per fronteggiare la
crisi finanziaria e di conseguenza, ha constatato, “l'attuazione della carità lascia
molto a desiderare, soprattutto nella lotta contro la fame nel mondo”. Per questo,
ha soggiunto:
“Europe ad International community… L'Europa
e la comunità internazionale hanno l'obbligo morale di assumere ulteriori responsabilità.
Il 2010 come ‘Anno europeo per la lotta contro la povertà e l'esclusione sociale’
offre la cornice ideale per un più forte ed efficace impegno dell'Unione Europea a
fare di più per i più poveri del pianeta”.
Ed è proprio
qui, ha asserito Pöttering, “che la politica ha adottato il Messaggio
quaresimale del Santo Padre: abbiamo bisogno di un nuovo spirito europeo di solidarietà”.
Una solidarietà, ha ribadito, che “deve essere concreta” specie nei confronti di quei
due miliardi di persone che vivono con meno di un dollaro e mezzo al giorno. Come
esempio, Pöttering ha citato – e invitato ad estendere in tutto il mondo
– il progetto dell’Oms "Unitaid" che combatte Aids, malaria, tubercolosi e altre malattie
in 93 dei Paesi più poveri grazie soprattutto alle entrate ottenute dal sovrapprezzo
di uno o due dollari imposto da alcune compagnie aeree sul costo dei propri biglietti,
che in poco più di tre anni ha permesso di raccogliere un miliardo e mezzo di dollari.
D’altra parte, ha concluso Pöttering, la giustizia e la pace hanno bisogno
che i popoli siano rispettosi l’un l’altro delle proprie convinzioni più profonde,
a partire da quelle religiose:
“Mutual respect in intercultural dialogue… Il
rispetto reciproco all’interno di un dialogo interculturale non significa chiudere
gli occhi davanti a insormontabili contrasti. Tuttavia, saremo in grado di fermare
il fanatismo nel mondo del 21.mo secolo solo se priveremo i fanatici, che vogliono
cambiare il mondo attraverso la violenza, dei pretesti spirituali grazie ai quali
si possono manipolare le persone di buona volontà. Abbiamo quindi bisogno di un dialogo
sincero di solidarietà tra cristiani e musulmani, tra cristiani ed ebrei”.
Anche
il cardinale Cordes ha sottolineato, presentando in sintesi il Messaggio del Papa,
come il suo fulcro sia il tema della giustizia. La stessa il cui appello, ha detto,
“risuona ovunque nel mondo” e che in molte parti è negata come ad esempio in Darfur,
la cui crisi il porporato ha ricordato citando i resoconti ascoltati all’ultimo Sinodo
sulla Chiesa africana. “Nel passato – ha affermato il presidente di Cor Unum – i cristiani
erano tra i primi a farsi promotori di una maggiore giustizia”. E lo stesso accade
oggi, ma per “entrare nella giustizia”, ha ripetuto con le parole di Benedetto XVI,
è “necessario uscire da quell’illusione di autosufficienza (…) che è l’origine stessa
dell’ingiustizia”:
“La parola del Papa è soprattutto
una sfida alla nostra volontà a fidarsi di Dio e a credere in Lui. Mette quindi a
tema ciò che nella discussione generale sulla giustizia e sulla pace viene facilmente
dimenticato o taciuto. A un tale auto-isolamento lontano da Dio – si potrebbe parlare
di un ‘autismo dell’uomo causato dalla secolarizzazione’ – Papa Benedetto contrappone
il suo fermo riferimento a Dio e la sua offerta di amore”.
E poco dopo,
rispondendo alle domande dei giornalisti, il cardinale Cordes ha ripreso un’osservazione
del direttore della Sala Stampa vaticana, padre Federico Lombardi, per ribadire come
il Messaggio del Papa per la prossima Quaresima derivi dalla Caritas in veritate,
dove è già presente il tentativo di evidenziare la “relazione tra mondo politico e
mondo ecclesiale”:
“Le due forze devono collaborare e correggersi l'una
con l'altra. Io vedo, anche in questo, di nuovo, questa prospettiva del Papa che è
molto interessante e che finalmente è basata sul concetto dell’uomo e dove la ragione
deve sempre raggiungere la fede e la fede deve raggiungere la ragione”.