Messaggio del Papa per la Quaresima: l'uomo senza l'amore di Dio è incapace di attuare
la vera giustizia
L’uomo non può attuare da solo la giustizia, deve uscire dall’illusione dell’autosufficienza
ed entrare nella giustizia “più grande” che è quella dell’amore, la giustizia operata
da Cristo. E’ quanto scrive Benedetto XVI nel Messaggio per la Quaresima che inizierà
il prossimo 17 febbraio, Mercoledì delle Ceneri. Il messaggio, presentato oggi nella
Sala Stampa vaticana, si svolge sull’affermazione paolina: La giustizia di Dio si
è manifestata per mezzo della fede in Cristo (cfr Rm 3,21-22). Ce ne parla Sergio
Centofanti.
Il Papa si
sofferma, innanzitutto, sul significato del termine “giustizia”, che secondo la nota
espressione di Ulpiano, giurista romano del III secolo, vuol dire “dare a ciascuno
il suo”. Ma “ciò di cui l’uomo ha più bisogno – nota - non può essergli garantito
per legge”. Sono certamente necessari i beni materiali – e il Papa ribadisce una severa
condanna dell’indifferenza per la fame nel mondo - ma la giustizia “distributiva”
non rende all’essere umano tutto il “suo” che gli è dovuto. “Come e più del pane”,
infatti, l’uomo ha bisogno di Dio, del suo amore gratuito. E con Sant’Agostino ricorda
che “non è giustizia dell’uomo quella che sottrae l’uomo al vero Dio”. In
secondo luogo il Pontefice indica la “tentazione permanente dell’uomo” - che era quella
dei farisei - di “individuare l’origine del male in una causa esteriore”: in questa
direzione – afferma - molte delle moderne ideologie credono di realizzare la giustizia
rimuovendo semplicemente queste cause esteriori. Un modo di pensare che definisce
“ingenuo e miope”, perché “l’ingiustizia, frutto del male, non ha radici esclusivamente
esterne; ha origine nel cuore umano, dove si trovano i germi di una misteriosa connivenza
col male”. L’uomo, infatti – rileva - “avverte dentro di sé una strana forza di gravità
che lo porta a ripiegarsi su se stesso, ad affermarsi sopra e contro gli altri: è
l’egoismo, conseguenza della colpa originale”. Nel terzo passaggio il
Papa, spiegando come l’uomo possa superare il suo egoismo, ricorda il senso della
giustizia secondo la sapienza ebraica: dare al povero, al forestiero, all’orfano e
alla vedova “per l’israelita, non è altro che il contraccambio dovuto a Dio, che ha
avuto pietà della miseria del suo popolo … Dio è attento al grido del misero e in
risposta chiede di essere ascoltato, chiede giustizia verso il povero ... Per entrare
nella giustizia è pertanto necessario uscire da quell’illusione di auto-sufficienza,
da quello stato profondo di chiusura, che è l’origine stessa dell’ingiustizia”: è
necessaria una “liberazione del cuore” che la sola Legge non è in grado di realizzare. “L’annuncio
cristiano - sottolinea il Papa - risponde positivamente alla sete di giustizia dell’uomo”:
infatti, la giustizia di Cristo “viene dalla grazia, dove non è l’uomo che ripara,
guarisce se stesso e gli altri”, ma è “il gesto dell’amore di Dio che si apre fino
all’estremo, fino a far passare in sé ‘la maledizione’ che spetta all’uomo, per trasmettergli
in cambio la ‘benedizione’ che spetta a Dio”, secondo una giustizia, divina, “profondamente
diversa da quella umana”. “Di fronte alla giustizia della Croce” – prosegue il Messaggio
- ci si può ribellare, “perché essa mette in evidenza che l’uomo non è un essere autarchico”,
ma ha bisogno di Dio “per essere pienamente se stesso”. Convertirsi a Cristo, allora,
significa “uscire dall’illusione dell’autosufficienza per scoprire e accettare” con
umiltà di essere poveri, di avere bisogno del perdono e dell’amicizia di Dio. “Grazie
all’azione di Cristo – continua Benedetto XVI - noi possiamo entrare nella giustizia
‘più grande’, che è quella dell’amore (cfr Rm 13,8-10), la giustizia di chi si sente
sempre più debitore che creditore, perché ha ricevuto più di quanto si possa aspettare”.
“Forte di questa esperienza – conclude il Papa nel Messaggio per la Quaresima - il
cristiano è spinto a contribuire a formare società giuste, dove tutti ricevono il
necessario per vivere secondo la propria dignità di uomini e dove la giustizia è vivificata
dall’amore”.